L’addio di Francesco Greco alla Procura Milano. Lascia l’ultimo pm di Mani Pulite

Settant’anni tra pochi giorni, Francesco Greco ha salutato i pm della Procura di Milano, che ha guidato negli ultimi 5 anni, gli ex colleghi, le autorità e gli amici che lo hanno voluto festeggiare. Un saluto reso agrodolce dalle tensioni e dalla “tempesta” che sta affrontando la Procura. Ecco cosa è successo.

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il procuratore di Milano Francesco Greco da lunedì andrà in pensione. compirà 70 anni il 13 novembre.

“Al di là di tante chiacchiere e strumentalizzazioni, lascio una procura ben organizzata ed efficace. Fra qualche giorno verrà presentato l’ultimo bilancio sociale che abbiamo stilato, i numeri e i risultati lo dimostrano”. È questo il lascito del procuratore di Milano Francesco Greco. Il 13 novembre compirà 70 anni e andrà in pensione, dopo 43 anni di magistratura trascorsi quasi tutti a Milano.

Nel capoluogo lombardo ha iniziato a lavorare il 29 gennaio 1979. “Quel giorno – ha ricordato – ho trovato una grande baraonda. Era stato ucciso Emilio Alessandrini, che non ho mai conosciuto ma che è stato uno dei magistrati simbolo che mi hanno convinto a entrare in magistratura”.

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Gli ex pm insieme a Francesco Greco nel pool

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Alla cerimonia hanno partecipato anche gli ex pm del pool Antonio Di Pietro e Gherardo Colombo. Assenti Piercamillo Davigo e Ilda Boccassini.

Da allora il percorso è stato lungo, e non ha risparmiato a Greco “momenti difficili e anche di grande sofferenza”, come ha detto Gherardo Colombo, suo ex collega del pool di Mani Pulite. Anche un altro ex magistrato simbolo di quegli anni, Antonio Di Pietro, ha preso parte alla cerimonia. Grandi assenti, invece, Ilda Boccassini, e Piercamillo Davigo, ex consigliere del Csm, anche lui andato in pensione di recente. Davigo e il pm milanese Paolo Storari si sono trovati su posizioni contrapposte rispetto al procuratore Greco sulla vicenda dei verbali dell’avvocato Amara. Una situazione che ha generato tensioni e dato il là ad un’indagine della procura di Brescia e agli approfondimenti da parte del Csm. Per Greco, però, si tratta di una “tempesta” destinata a passare, come la tante altre vissute e superate nel corso della sua carriera.

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Le tante inchieste condotte da Francesco Greco

Nato a Napoli nel 1951, nel 1977 è entrato in magistratura. Già dagli anni Ottanta ha guidato un’inchiesta sulla corruzione della Icomec che ha portato all’arresto dell’ex segretario socialdemocratico Pietro Longo nel 1992. E proprio quell’anno, con l’avvio della maxi inchiesta di Mani Pulite che ha travolto la Prima Repubblica, l’allora procuratore capo di Milano, Francesco Saverio Borrelli, gli ha chiesto di entrare nel pool. Negli anni Novanta, Greco ha condotto altre indagini che hanno segnano il decennio: la vicenda All Iberian e il caso Fininvest. Nel 2003 è stata la volta del crac Parmalat.  Nel 2005 dell’inchiesta su Antonveneta e a Bnl e sui “furbetti del quartierino”. Prima di diventare procuratore, nelle vesti di aggiunto ha guidato per 8 anni il dipartimento che indaga sui reati economico finanziari. Tra le indagini di questo periodo, ci sono le maxi-evasioni fiscali di Apple e Google, allo scandalo bancario che ha travolto gli ex vertici di Mps. Come procuratore, tra le  numerose inchieste che ha coordinato, quelle con un maggior rilievo politico sono quella denominata ‘Mensa dei Poveri’, che ha svelato il meccanismo delle nomine all’interno di Forza Italia. E quella su  Lombardia Film Commission, che portato alla condanna dei revisori contabili del Carroccio. Hanno lasciato il segno anche l’inchiesta sullo sfruttamento dei rider e il caso di Dj Fabo, che vedeva coinvolto il radicale Marco Cappato e che riguardava il delicato tema del fine vita.

Il futuro della procura di Milano

Da lunedì guiderà la procura temporaneamente Riccardo Targetti, l’aggiunto che coordina il dipartimento che indaga sui reati d’impresa. Poi spetterà al Csm indicare il successore di Greco. Trai candidati, al momento, figurano il procuratore generale di Firenze Marcello Viola, il procuratore capo di La Spezia Antonio Patrono e quello di Bologna Giuseppe Amato. Oltre all’aggiunto milanese Maurizio Romanelli, che è alla guida del dipartimento della pubblica amministrazione e si è occupato a lungo di terrorismo e mafia.

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