Fedez alle prese con la depressione. Il cantautore ha rivelato di essere riuscito a uscirne anche grazie alle stimolazioni transcraniche.
3 milioni di persone in Italia soffrono di depressione. Ad alzare i riflettori su questa condizione, tra gli altri, anche Federico Lucia. Per tutti: Fedez. Il cantautore – recentemente operato a causa di due ulcere che gli hanno causato un’emorragia interna – ha posto l’attenzione anche sull’importanza dei donatori di sangue.
Un appello il suo che ha raccolto centinaia di migliaia di adesioni. Se moltissimi ragazzi hanno iniziato a donare il sangue è (anche) merito suo. Allora parlare di depressione – e come uscirne – può essere utile a molti. L’uomo ha raccontato che, dopo aver subìto l’asportazione di una parte del pancreas, è stato in preda a crisi depressive perchè temeva ripercussioni rispetto a quello che poteva essere il suo tumore.
Fedez alle prese con la depressione: come ha superato le crisi
Questo ha fatto sì che prendesse psicofarmaci (la confessione successiva a Sanremo fu: “Non ero lucido in quel periodo) e li interrompesse bruscamente una volta terminata la “cura”. Questo ha causato quel che in gergo tecnico viene definito “effetto rebound”: quando cessano i farmaci, gli effetti depressivi acuiscono e salgono gli stati di ansia. L’organismo di Fedez era come una “macchina che stava andando fuori pista”.
L’artista ha risolto con un espediente – sempre sotto consiglio medico e mai di propria iniziativa – che viene definito “stimolazione transcranica”. Nello specifico: la stimolazione magnetica transcranica è usata in psichiatria per la cura della depressione e per il trattamento dei sintomi legati all’ansia.
Le stimolazioni transcraniche
Piccole scariche elettriche che riassestano il cervello con dei trattamenti mirati. Nulla a che fare con l’elettrochoc. Vietato da tempo. Fedez ha però sottolineato al Corriere della Sera che non è stato un percorso piacevole: “Non proprio una passeggiata”, ha raccontato ad Aldo Cazzullo a cui ha concesso un’intervista fiume dopo le due ulcere.
Quindi resta una pratica possibile, ma da intendere come l’ultima spiaggia a fronte di tanti step provati in precedenza. Non è una pratica da prendere alla leggera: consapevolezza e razionalità sempre alla base di ogni percorso, persino di quelli più difficili da affrontare che come base hanno il dolore per poi tornare alla tranquillità.