Ucraina, Gianclaudio Torlizzi a Free.it, “Sanzioni arma a doppio taglio. L’Europa sta già…”

Mentre in Ucraina prosegue l’invasione russa, l’Occidente sta discutendo delle severe sanzioni contro Mosca. E’ già previsto un pacchetto di misure che andranno a colpire il settore finanziario, quello dei trasporti, il commercio e tutto ciò che ma può “contribuire al miglioramento della capacità militare e tecnologica della Russia”. Ma quanto davvero colpiranno la Russia? E quale potrebbe essere il contraccolpo per l’Occidente? A Free.it Gianclaudio Torlizzi, esperto di Geoeconomia, Sicurezza Energetica.

Ucraina, Gianclaudio Torlizzi a Free.it, “Sanzioni arma a doppio taglio. L’Europa sta già…”

In Ucraina prosegue l’invasione russa. La situazione nel Paese è sempre più tesa. Nel frattempo, a Bruxelles sono riuniti i capi di Stato dell’Ue per decidere il pacchetto di sanzioni contro Mosca. Il consiglio dei ministri degli Esteri è riunito dalle 15 e al termine dovrebbe arrivare il via libera ufficiale alle sanzioni. L’accordo è che, qualora Putin non cesserà la sua avanzata verso Kiev, è già pronto un terzo pacchetto di dazi e restrizioni. Ma quanto davvero colpiranno la Russia? E quale potrebbe essere il contraccolpo per l’Occidente? A Free.it Gianclaudio Torlizzi, esperto di Geoeconomia, Sicurezza Energetica.

Quanto pensa che incideranno queste sanzioni sulla Russia?

“Il problema delle sanzioni è che sono sempre un’arma a doppio taglio, in particolare quando vengono applicate nei confronti di Paesi che detengono il controllo delle catene di fornitura. Quindi nel caso specifico della Russia che è uno dei principali produttori di gas, petrolio, metalli strategici come il palladio, il titanio, il nichel, l’alluminio e dell’acciaio, questo avrebbe poi degli effetti a cascata sui prezzi delle materie prime. Che già hanno scontato nella giornata di ieri una possibile restrizione dell’offerta. Il punto, secondo me, è che non si vuole accettare il fatto che si stia pagando politiche energetiche e politiche di approvvigionamento degli ultimi vent’anni assolutamente fallimentari”.

Oggi è diverso?

“Erano ovviamente politiche che si basavano sulla globalizzazione, quindi sulla libera circolazione delle merci, ma quel paradigma ormai è finito. Oggi, in un contesto in cui la demarcazione tra Occidente e Paesi autocratici si fa molto più forte, chi ha la materia prima ha effettivamente in mano le carte. Quindi, qui non è tanto adesso starci a scervellare su quali tipi di sanzioni. Purtroppo su questo aspetto sono un pessimista, nel senso che l’occidente non è che abbia molte armi, se non vuole una crisi enorme. Bisogna lavorare con la diplomazia ma per far sì che non si verifichino più queste situazioni di estrema dipendenza. Soprattutto da regimi autocratici”.

Queste sanzioni, quindi incidono più sull’Europa  che sulla Russia?

“Nel breve termine sicuramente, poi nel lungo termine è probabile che poi sarà la Russia a pagare maggiormente dazio. Però Putin è notoriamente un grande tattico e le avrà messe in conto. E comunque, la Russia oggi detiene una quantità di riserve valutarie piuttosto cospicua, che nel breve termine riuscirebbe anche abbastanza a gestire la parte delle sanzioni. Non lo vedo un grande metodo, quelle delle sanzioni, in questa fase di mercato in cui già c’era una grande restrizione della scorte di quasi tutte le materie prime. In questo momento, qualsiasi elemento che prelude o comunque darebbe il via a un’ulteriore restrizione, farebbe scattare una ulteriore impennata dei prezzi. E non è solo un discorso economico, ma anche sociale”.

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Cosa intende?

“Non ci dimentichiamo che già che, al di là dell’energia e dei metalli, la Russia è fornitrice anche di frumento e questo sta già facendo salire il prezzo dei beni alimentari. Immaginiamoci, poi, l’effetto a cascata sui Paesi africani, che sono ancor più vulnerabili all’incremento dei costi. Con tutte le conseguenze legate poi alle carestie, ai flussi migratori. Qui si apre uno scenario veramente difficile che chi auspica delle sanzioni molto molto dure nei confronti di Mosca non comprende. Questo ovviamente non è un modo per giustificare l’azione che si è fatta, ma è necessario fare attenzione, perché secondo me si rischia di adottare delle politiche assolutamente controproducenti”.

Quanto, secondo lei, l’Unione europea e Biden hanno chiaro questo concetto?

Non lo so quanto ce l’hanno chiaro. Io credo che bisognerà prima vedere se effettivamente daranno via a queste sanzioni, perché magari ne parlano ma poi la realtà è un po’ diversa. In Europa, l’Italia, la Francia, la Germania sono contro a sanzioni durissime e sono anche i Paesi più importanti dove alle industrie, se riduci o togli l’accesso alle materie prime si fermano. Escludere la Russia dal circuito Swift andrebbe a bloccare totalmente le transazioni e i commerci con Mosca. Basti pensare che già oggi che queste sanzioni non sono state ancora applicate, già  vediamo i primi segnali di difficoltà.  Perché alcune filiere industriali oggi non riescono ad avere la quotazione di acciaio di metalli perché i fornitori hanno non forniscono più il materiale, per le incertezze. Quindi, in realtà, mentre la Russia l’effetto delle  sanzioni non lo vede, noi lo stiamo già pagando fondamentalmente”.

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