Stefano Dal Corso, massacrato di botte in cella. Spunta l’audio che rivela un altro caso Cucchi

Non si è suicidato come avevano fatto credere ma il 41enne Stefano Dal Corso è stato pestato e poi strangolato in cella. Ora spunta un audio che rivela un secondo caso Cucchi

E’ trascorso un anno dalla morte di Stefano Dal Corso ed ora qualcuno parla spiegando che dietro a tutte quelle coincidenze strane che ruotano dietro il decesso del 41enne si profila, invece, un’altra storia. Stefano Dal Corso non si è suicidato il 12 ottobre del 2022 nella cella numero 8 del carcere Massama di Oristano dove aveva quasi terminato di scontare la sua pena detentiva.

Stefano Dal Corso
Stefano Dal Corso, massacrato di botte nel carcere di Oristano. Spunta l’audio che rivela un altro caso Cucchi (@facebook) free.it

“Sicuramente ha preso qualche punto… Comunque alla fine è stato strangolato e hanno fatto come se si fosse suicidato”. Il nuovo scenario mette in luce la visione nebulosa creata nelle indagini che avrebbero invece dovuto spiegare con chiarezza le cause della morte del giovane detenuto romano. Ad avere, invece, le idee chiare su quanto accaduto quel giorno in cella è la sorella di Stefano, la 42enne Marisa Dal Corso che, insieme al suo legale, l’avvocato Armida Decina non hanno mai creduto al suicidio.

Sui molti punti ancora rimasti in ombra oggi, venerdì 20 ottobre, a Montecitorio è previsto un incontro con il deputato Roberto Giachetti il quale ha presentato un’interrogazione al ministro della Giustizia Carlo Nordio.

Stefano Dal Corso morto in cella: l’audio parla di un secondo caso Cucchi

Stefano Dal Corso non si è impiccato da solo in cella. A urlarlo a gran voce è la sorella del 41enne deceduto nel carcere di Oristano lo scorso 12 ottobre 2022. Mentre chi tace con tanto di inchiesta archiviata e neanche l’ombra di un’esame autoptico sul cadavere di Stefano sono i magistrati sardi che hanno seguito il caso.

Stefano Dal Corso
Conferenza stampa sulla morte di Stefano Dal Corso avvenuta in carcere lo scorso anno (@facebook) free.it

Stessa cosa vale anche per il fascicolo appena aperto dagli stessi pubblici ministeri che si riferisce ancora a “ignoti e senza ipotesi di reato”. Ma la presunta realtà che si palesa dietro al finto suicidio è un’altra e a testimoniarlo sono le prove prelevate da un nuovo audio che hanno permesso di riaprire l’indagine sulla morte di Stefano e che, se dovessero rivelarsi vere, racconterebbero la storia di un secondocaso Cucchi”.

Sulla brutta fine di Dal Corso spuntano diverse persone che raccontano la stessa storia parlando di pestaggi, lividi, punti di sutura e strangolamenti. Come riporta la Repubblica, in modo particolare c’è la registrazione di una conversazione telefonica ricevuta dalla sorella di Stefano nella quale si sente una persona che sembra ben informata sui fatti dire alla 42enne: “Tu devi andare avanti. Devi fargli fare l’autopsia, assolutamente. Gliela devi far fare!”. Parole che lasciano intendere che all’interno delle mura della casa circondariale sarda qualcosa di grave è successo.

Le rivelazioni

La voce del testimone che non è anonima ma che rimane tale per questioni di privacy, riferisce a Marisa Dal Corso che qualcuno ha aggredito il fratello e che poi l’ha strangolato servendosi di un lenzuolo. Solo dopo la morte “è stata inscenata l’impiccagione”. Ma questa rivelazione non è l’unica fatta alla famiglia Dal Corso.

A marzo scorso due finti corrieri Amazon hanno bussato a casa della famiglia Dal Corso consegnando un libro all’interno del quale due capitoli erano ben evidenziati: La morte e La confessione. Ma questo fatto strano è stato visto dai magistrati come un “macabro scherzo”. Probabilmente però dietro qualcosa di vero c’era, così come gli elementi evidenziati dalla penalista Armida Decina con le testimonianze in contrasto tra loro e acquisite in ritardo o mai raccolte.

Oppure i non funzionamenti delle telecamere di sicurezza del reparto di infermeria del carcere di Oristano o, ancora, le mancate autopsie e le parole dei medici che spiegano che quei segni evidenziati sul collo del 41enne romano potrebbero essere compatibili con uno strangolamento. Per la procura però non servono esami autoptici, bastano le relazioni di servizio, proprio quelle in cui è scritto nero su bianco che Stefano Dal Corso si sarebbe impiccato. Ma è strano perché alla sua scarcerazione mancavano solo poche settimane. Perché avrebbe dovuto togliersi la vita proprio ora?

Impostazioni privacy