Sclerosi multipla, passi avanti nella cura: dati confortanti | Un nuovo studio fa ben sperare

Arrivano dati confortanti sullo studio dell’ocrelizumab, prima e unica terapia per la sclerosi multipla. I risultati sono incoraggianti soprattutto a lungo termine.  

Arrivano nuovi e confortanti dati sull’ocrelizumab unica terapia per la sclerosi multipla, che si assume ogni 6 mesi. Lo ha rivelato una lunga ricerca, che ha coinvolto oltre 225.000 pazienti trattati in tutto il mondo.

Sclerosi multipla, passi avanti nella cura

Durante l’anno in cui è durato lo studio, “Consonance“, il 75% dei pazienti con Smsp (forma secondaria progressiva della malattia ndr) e Smpp (forme primaria progressiva ndr), non presentava alcuna evidenza di progressione, (ovvero non era peggiorata ndr), e il 70% mostrava stabilità o miglioramento delle funzioni cognitive. Questo sottolinea l’azienda produttrice svizzera Roche: “supporta il corpus di evidenze relative a ocrelizumab” ovvero alla sua efficacia sui pazienti. 

Secondo Luca Massacesi, professore ordinario di Neurologia dell’università degli Studi di Firenze, direttore Sc Neurologia 2 e responsabile Centro riferimento regionale trattamento Sm, Aou Careggi.”I nuovi dati, relativi al primo anno dello studio Consonance, sono particolarmente rilevanti e suggeriscono benefici sia nella progressione della disabilità che nel declino cognitivo di chi vive con la sclerosi multipla progressiva“.

Sclerosi multipla, passi avanti nella cura: di che malattia si tratta?

A questo punto è bene ricordare che tipo di patologia sia la clerosi multipla. Si tratta di una malattia cronica del sistema nervoso centrale, su base infiammatoria e neurodegenerativa (ovvero che tende a degenerare ndr) che porta gradualmente alla perdita di cellule e fibre, e al peggioramento della disabilità.

Sclerosi multipla, passi avanti nella cura secondo uno studio durato un anno

Sempre il professor Massacesi, spiega che: “Dopo un anno di trattamento con ocrelizumab, 3 pazienti su 4 hanno soddisfatto la condizione di assenza di progressione della malattia e hanno avuto effetti positivi sulle funzioni cognitive, con il 70% che ha registrato stabilità o miglioramento delle stesse. I risultati di questa analisi intermedia dello studio, rappresentano la premessa di un risultato finale altamente positivo“.

L’importanza dello studio sul medicinale, in una così larga fascia della popolazione mondiale, tende a colmare le “Lacune a livello di trattamento per l’intera popolazione colpita da sclerosi multipla” spiega Levi Garraway, Chief Medical Officer e Head of Global Product Development di Roche. Ma cosa significa questo? La degenerazione della malattia sembra non essere, come potrebbe sembrare, uguale per tutti. ” Perché nelle persone affette da forme progressive di Sm e in alcune sottopopolazioni nere e ispaniche, la malattia potrebbe progredire più velocemente“. Spiega Levi Garraway.

Sclerosi multipla, passi avanti nella cura: colmare i gap della “degenerazione”

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Per questo motivo, a fronte i questa ricerca, ne è stata fatta un’altra, con analisi separate sui differenti trattamenti tra i pazienti con nuova diagnosi Sm per razza ed etnia. I cui risultati verranno presentati al 74esimo convegno annuale della American Academy of Neurology (Aan) in corso fino al 7 aprile a Seattle.

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