Pignoramenti, Meloni blocca prelievo automatico dai conti correnti: non è l’unica novità

La Manovra della discordia continua a cambiare forma: sale la tensione quando si parla di pignoramenti automatici dai conti correnti per chi ha debiti con Fisco e pensioni. 

È stata approvata formalmente da circa dieci giorni, ma continuano ad esserci dei cambiamenti. Durante la riunione tecnica, infatti, la questione pensioni e i debiti con l’Agenzia delle Entrate ha riscosso non pochi problemi.

Euro
Pignoramenti e pensioni, la Manovra della discordia che causa problemi nella maggioranza di Governo (Immagine Rete)

In prima linea si è già spesa la premier Giorgia Meloni che ha bloccato la vicenda, con tanto di precisazione. “Questa norma non passa, non se ne parla“, avrebbe detto il premier dopo aver letto la bozza della manovra. A riportare la notizia è Il Messaggero.

Questione pensioni

Dai debiti con il Fisco alla spinosa questione delle pensioni. Sulla bozza circolata nella giornata di giovedì 26 ottobre 2023, infatti, erano spuntate alcune modifiche inerenti al pacchetto sulla previdenza. Si tratta nello specifico, almeno al momento, delle pensioni contributive, ovvero di coloro i quali hanno iniziato a lavorare dopo il 1995. In questo si tratterebbe di assegni percepiti e commisurati in base ai contributi effettivamente versati.

Attualmente il sistema contributivo prevede la possibilità di anticipare la pensione a 64 anni e 20 di versamenti Inps, a patto che l’assegno sia 1.576 euro lordi (2,8 volte quella minima). Nella precedente bozze, però, il Governo avrebbe deciso di cambiare, rispetto a quanto deciso in precedenza (1.871 euro, 3,3 volte l’assegno minimo).

Pensioni
Pensioni e questione pignoramenti al centro della Manovra: le novità sulla Legge di bilancio (Immagine Rete)

Ma c’è anche un dettaglio sull’importo minimo dell’assegno che lavoratrici e lavoratori dovranno maturare per lasciare il lavoro a 64 anni: scende a circa 1.700 euro (3 volte l’assegno). Si segnala in ogni caso un vantaggio per donne con figli. Potranno uscire anche con pensione di 1.576 euro (2,8 la minima) o con due figli e la pensione di 1.463 (2,6 volte la minima).

La novità è quella dei giovani che vorranno anticipare la pensione a 64 anni. Chi lascerà il lavoro non potrà percepire un assegno oltre i 2.815 euro mensili (lordi) che corrispondono a circa 1.900 euro netti. Si tratta della prima volta in cui si mette in mostra un tetto degli assegni nel sistema contributivo, non senza polemiche per chi si trova nel mondo del lavoro.

Pignoramenti automatici, perché Meloni blocca tutto

Un altro tema che sta creando non poche polemiche è quello dei pignoramenti automatici – da parte dell’Agenzie delle Entrate-Riscossione – per i debiti accumulati con il Fisco. Non sono mancate le polemiche, ma tutto sarebbe stato bloccato direttamente dalla presidente Giorgia Meloni.

Questa norma, infatti, prevedeva che l’Agenzia potesse avere un collegamento ai conti, così da conoscerne il saldo, così da provvedere al prelievo delle somme per porre fine al debito in quel momento insoluto. Ma già dalla prima modifica, ovvero dei dei debiti superiore a 1.000 euro, si erano già comprese le prime problematiche.

Denaro costi
La vicenda pignoramenti e pensioni che sta facendo discutere la maggioranza, cosa è previsto (Immagine Rete)

Già prima anche il ministro Matteo Salvini ne aveva parlato, tagliando corto. “Pignoramento dei conti correnti? Privo di fondamento“, ha spiegato. Sta di fatto che mancherebbero circa dieci giorni dal via libera in Parlamento, ma non c’è un testo ufficiale e ora il Ministero delle Economie e Finanze ha spiegato che le bozze sarebbero ancora provvisorie.

L’obiettivo resta quello di migliorare il sistema di recupero delle imposte che il Fisco avanza e che quindi non sono state evase. Le procedure per i pignoramenti diventano oggetto di forte discussino, specialmente in merito al diritto alla privacy, nonché la decisione di prelevare le somme in maniera forzata e senza altri passaggi, così da evitare lungaggini burocratiche.

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