Manager violentata a Milano, abusi sessuali durati quasi due ore

La manager violentata a Milano racconta gli abusi subiti da un gruppo di almeno tre persone. Ora rischiano di finire a processo con l’accusa di violenza sessuale di gruppo

Gli abusi sessuali sono durati circa un’ora e mezzo. La vittima, una manager di 32 anni, quando si sveglia l’indomani mattina nel suo letto non ricorda assolutamente nulla di quanto accaduto la sera precedente. Della serata trascorsa in quel locale della movida milanese di cui conosce i proprietari le rimangono i graffi e la sensazione fisica di aver subito una violenza.

Milano
Manager stuprata a Milano, il racconto shock delle violenze subite (ansa) free.it

Al fidanzato ha confidato in preda al panico: “Hanno abusato di me”. L’attività investigativa portata avanti dai carabinieri e coordinate dal pm Alessia Menegazzo e dall’aggiunto Letizia Mannella, rivela che nella notte del 16 marzo scorso la donna, che lavora per una multinazionale, è stata stuprata vicino alla Darsena da tre uomini mentre la vittima era completamente ubriaca al punto tale da non capire cosa stesse accadendo.

Manager violentata a Milano, il racconto agghiacciante delle violenze

Secondo i tre indagati per lo stupro di gruppo ai danni della manager 32enne, la donna era consenziente. Il racconto della vittima è lucido fino ad un certo punto, prima che la memoria si oscurasse, subito dopo aver assunto dell’alcol. La vittima quella sera si dirige verso il ristorante con l’obiettivo di cenare con un collega arrivato dall’estero. Conosce il titolare del locale, un giovane di 27 anni amico su Instagram con la donna. Non era la prima volta che la 32enne andava a cena lì.

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Stuprata manager a Milano, il racconto shock della vittima – indagati 3 uomini – free.it

A verbale, come riporta anche il Corriere, la dichiarazione della donna: “Dopo aver consumato cibo e due birre, i due proprietari…iniziarono a preparare degli shottini. Prepararono una shot-box con dentro 36 bicchierini di liquore, dei quali ne ho consumati solo tre”. Interrogato dai carabinieri, il collega della manager precisa che uno dei due uomini con cui l’amica sembrava avesse maggiore confidenza: “l’ha invitata ad andare dietro il bancone per insegnarle a preparare un cocktail”. Poi, continua il collega, “Chiesi alla mia collega se volesse rientrare a casa con me, perché ero stanco e volevo andare via. Lei mi disse che preferiva aspettare che si concludesse la manifestazione per recuperare la macchina”. Era appena passata la mezzanotte e il locale era completamente vuoto.

Così, mentre la 32enne segue l’uomo dietro al bancone per le “lezioni su come fare un cocktail” entra in scena una terza persona, è un ragazzo di 23 anni. La manager dichiara di non conoscerlo. E aggiunge che “da quel momento non ricordo più nulla”. La volontà della donna è stata azzerata dalla “alterazione psicofisica causata dall’alcol” che non le ha dato la lucidità necessaria a negare il consenso agli atti sessuali ma, al contrario, porta la donna alla perdita totale dei freni inibitori trovandosi, come scrivono gli investigatori, “in uno stato di inferiorità ed in balia totale degli indagati”.

Il vuoto di memoria

Un blackout quasi totale nella mente della 32enne che, il mattino seguente quando si sveglia a casa sua, non ricorda assolutamente quello che è accaduto in quel ristorante sui Navigli. Ma il vuoto di memoria verrà poi colmato dalle telecamere di videosorveglianza interne del locale nonché dagli altri elementi raccolti in fase di indagine. 

Lo stupro di gruppo, durato circa un’ora e mezzo viene però ripreso dal più giovane del branco che filma con il suo smartphone parte della violenza sessuale per poi diffondere il video in rete. Secondo le indagini, la serata di violenza termina intorno alle 4 del mattino quando tutti lasciano il ristorante e la donna ancora stordita, barcolla, bacia ed abbraccia i presenti e torna a casa con la propria automobile.

L’incubo inizia alle 11:30 della mattina, al risveglio. Nel cellulare trova i messaggi che il fidanzato le ha inviato e sul cuscino un biglietto con la scritta “Ti amo”. Accanto, un mazzo di rose che non sa come sia finito lì. Così, confusa, contatta su Instagram il 27enne proprietario del ristorante che conosceva, il quale tenta di sdrammatizzare quanto accaduto raccontandole: “Abbiamo bevuto tutti, la situazione è un po’ degenerata…ci siamo baciati”.

La manager chiama infine il collega che la sera precedente era con lei in quel locale. L’uomo, come riporta il Corriere della Sera, dice: “Era scossa, la convinsi ad andare in ospedale per gli accertamenti”. I due si avviano presso la clinica milanese Mangiagalli e qui i sanitari confermano i rapporti sessuali. Il giorno seguente la 32enne confida quel che ricorda al fidanzato: una porta, un sotterraneo, le scale di pietra. Poi il nulla.

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