La questione dei medici aggrediti in ospedale e in altre strutture sanitarie è al centro di attente valutazioni: la decisione è inevitabile.
Non mancano gli episodi di personale medico aggredito mentre stava compiendo il proprio mestiere. Le violenze subite in corsia sono quasi all’ordine del giorno e le denunce in tal senso iniziano ad aumentare. Di recente, infatti, è salito alla ribalta della cronaca un triste episodio.
Una specializzanda di 28 anni, di turno presso la guardia medica di Udine, è stata aggredita e afferrata dal collo, con tanto di immagini diventate virali e postate dalla donna direttamente su Instagram. I sindacati dei medici hanno invece chiesto la presenza dell’Esercito al fine di evitare simili situazioni.
Di fatto l’intenzione è quella di concludere al più presto un patto fra le Aziende sanitarie e le Prefetture, così da attivare in tempi rapidi i protocolli inevitabili in casi di violenza subite con sempre maggiore frequenza dal personale sanitario. L’iniziativa arriva direttamente da Orazio Schillaci, attuale ministro della Salute, con una decisione in comune con il Viminale.
Sulla vicenda è intervenuta anche la Fiaso, Federazione delle Aziende sanitarie e ospedaliere, mediante lil commento del presidente Giovanni Migliore. L’intenzione è quella di stipulare dei protocolli, contando sulla collaborazione delle forze dell’ordine, mettendo al centro della questione la sicurezza di operatori sanitari, medici e infermieri. In caso di violenza, di fatto, si potrebbe così intervenire in tempi celeri ed evitare nuove aggressioni.
“Abbiamo assistito in questi giorni ad una nuova esplosione dei casi di violenza contro i professionisti sanitari, che non possono e non devono essere lasciati soli. Ogni episodio di aggressione contro un operatore costituisce un vero e proprio attacco al Servizio sanitario nazionale“, ha ribadito Migliore.
L’ultimo episodio è quello di Giada Aveni e della collega Adelaide Andriani, di recente al centro della cronaca per una nuova aggressione. Le dipendenti del Servizio sanitario nazionale hanno deciso di raccontare la vicenda.
Una delle due professioniste del campo sanitario ha postato le immagini sui social, mostrando i segni evidenti dell’aggressione all’altezza del collo, parlando anche di voler lasciare la professione medica.
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