Violenze Capodanno, spunta l’ombra del clan | “Se faccio er nome inizia la guerra”

Le indagini sulle violenze avvenute a Capodanno a Roma sono sempre più allarmanti. Dalle intercettazioni di alcune chat di un gruppo di ragazzi presente alla festa spunta l’ombra del clan

L’inchiesta sullo stupro di Capodanno accaduto a Roma nel gennaio del 2021 prosegue e dalle intercettazioni ambientali degli investigatori spunta anche l’ombra di un clan.

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Violenze Capodanno, spunta l’ombra di un clan (Pixabay)

Nelle chat il tono dei discorsi preoccupa i ragazzi, in particolare si teme per quella “gente enorme” che era presente alla festa.

Violenze di Capodanno, spunta l’ombra del clan | “Se faccio er nome inizia la guerra”

Sull’inchiesta avviata a seguito delle violenze di Capodanno a Primavalle (Roma), un indagato, così come riporta Open, si esprimeva così: “Vogliono sapere tutto, ma c’era tutta gente enorme… Se faccio er nome se bevono 30 persone e inizia la guerra“.

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Violenze di capodanno a Roma, spunta l’ombra di un Clan (Ansa)

Nelle intercettazioni ambientali dei Carabinieri emergeva tutta la preoccupazione per gli sviluppi dell’indagine sullo spaccio e abuso di sostanze stupefacenti nella villa dove è avvenuto il drammatico episodio di violenza.

Tra gli invitati alla “festa” quella sera risulta esserci anche il figlio di un boss di Gomorra. Un nome imponente che ha agitato i presenti e fatto impaurire. Sempre dallo stesso indagato, la chat che si legge regala una visione timorosa legata alla presenza di alcuni nomi mafiosi: “Stanno a cerca’ quelli della chat de T. con gli altri, stanno a vede’ se è tutta un’associazione. Sto in barca. Fratè nun te dico un filo de cazzata. Lo sai che mi hanno fatto vedé? Il cugino de Mona Casamonica e m’hanno fatto “È lui”. Fratè tutta gente, capace che mancava che me facevano vedè a te. È una cosa enorme“.

Un mese dopo l’inizio delle indagini per lo stupro di Capodanno a Roma (gennaio 2021) uno degli indagati è tornato in libertà. Il suo cellulare, però, è rimasto sotto controllo e le intercettazioni uscite in questi ultimi giorni descrivono una realtà allarmante.

Molti dei presenti alla festa erano consapevoli di quanto era accaduto alla 16enne. E la chat Whatsapp tra due ragazze, ora rientrata nel fascicolo di indagine, ne è la riprova: “Amo’, l’hanno stuprata tre volte”.

Stessa fine le diverse telefonate intercettate. Come quella tra uno degli interrogati alla madre: “A quella pischella me la sò scopata e basta”, spiega il ragazzo alla mamma. Poi, preso da un momento di rabbia incontrollata, sbotta: “Vado in caserma con due palloncini pieni di benzina, do foco e brucio sti infami”. Ma non si ferma qui, perché il giovane confida alla madre le sue intenzioni sulla vittima: “Poi vado a Barcellona, pio sta puttana de merda e gli sparo in faccia”.

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