No vax, i messaggi su Telegram: “Dare fuoco alla Procura di Torino”

I messaggi dei No vax nelle chat Telegram: “A fuoco la procura di Torino. E’ il covo della dittatura che perseguita tutti gli oppositori”. In corso le indagini della Digos.

no vax
No vax, i messaggi su Telegram: “Dare fuoco alla Procura di Torino”

“A fuoco la Procura di Torino”. Queste le parole che è possibile leggere in uno dei canali Telegram di riferimento degli appartenenti alla frangia No vax. “E’ il covo della dittatura che perseguita tutti gli oppositori”, secondo i circa quaranta utenti che scrivono nella chat.

I messaggi sono al momento al vaglio della Digos. L’appello è stato lanciato a seguito della notizia delle archiviazioni dei Pubblici Ministeri delle denunce presentate da diversi cittadini contro il Premier Draghi e il Governo. Numerosi avvocati continuano a presentare denunce anche in questi giorni. Molto spesso si tratta di moduli prestampati, redatti nella maggior parte dei casi da studi legali, che l’interessato deve solo riempire con nome e cognome.

LEGGI ANCHE >> Rubò gratta e vinci da mezzo milione di euro: scarcerato tabaccaio di Napoli

No vax, minacce ai locali che chiedono il Green Pass

no vax
No vax, minacce ai locali che chiedono il Green Pass

Nel gruppo sono numerose le minacce indirizzate alle Forze dell’Ordine e agli esercizi commerciali che chiedono il Green Pass: “La soluzione è una soltanto. Date fuoco ai locali che lo chiedono”, scrive un utente. Recentemente la Procura di Torino ha chiuso il canale Telegram “Basta dittatura”, in cui confluivano No vax e No Green Pass, a causa delle reiterate minacce rivolte nei confronti di politici, giornalisti e medici considerati conniventi con la cosiddetta “dittatura sanitaria”.

LEGGI ANCHE >> Pechino 2022, Federica Brignone da favola: argento nel gigante

A seguito dell’indagine erano scattate perquisizioni su tutto il territorio nazionale, 16 le città interessate: Ancona, Brescia, Cremona, Imperia, Milano, Pesaro Urbino, Pescara, Palermo, Pordenone, Roma, Salerno, Siena, Treviso, Trieste, Torino e Varese. Diciassette attivisti erano finiti sotto inchiesta, accusati di istigazione a delinquere con l’aggravante del ricorso a strumenti telematici e istigazione a disobbedire alle leggi dello Stato.

Impostazioni privacy