I 5 appuntamenti di politica internazionale del 2022

Il 2022 della politica in Italia si aprirà con l’elezione del Presidente della Repubblica, che contribuirà fortemente a determinare i destini del nostro paese nei prossimi sette anni. Ma l’anno che sta per cominciare sarà decisivo per molti paesi in tutto il mondo.

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I 5 appuntamenti di politica internazionale del 2022

Nel 2022 ci sono in programma elezioni il cui risultato impatterà fortemente sullo scenario internazionale. Vediamo allora nel dettaglio le 5 competizioni elettorali più importanti del prossimo anno.

Francia

Chi succederà a Emmanuel Macron? Molto probabilmente, Emmanuel Macron stesso. L’attuale presidente è infatti in pole position per la riconferma. Tanti, forse troppi, i candidati a destra, dove i gollisti schierano Valerie Pecresse e l’estrema destra populista si divide tra Marine Le Pen e l’ex presentatore televisivo Eric Zemmour. Non è detto che al ballottaggio gli elettorati dei tre politici conservatori convergano su un solo nome. Eelemento che potrebbe favorire l’attuale inquilino dell’Eliseo. Scarse o quasi nulle invece le possibilità di vittoria per i candidati della sinistra. Né Jean-Luc Melenchon, né Yannick Jadot, né l’ex sindaca di Parigi Anne Hidalgo sembrano avere alcuna speranza di arrivare al ballottaggio.

Libia

Dopo il rinvio delle elezioni, inizialmente fissate per la vigilia di Natale e poi annullate dall’Alta Commissione elettorale nazionale del paese, per la Libia il 2022 potrebbe essere l’anno del ritorno alla stabilità politica, dopo più di dieci anni di guerra civile. Tra i candidati l’attuale presidente libico, Abdulhamid Dbeibah, il generale Khalifa Haftar, uomo forte dell’est del paese, il presidente del Parlamento di Tobruk, Aguila Saleh, e anche un figlio del deposto Muammar Gheddafi, Saif al-Islam. In gioco temi non da poco. Dalla fine dei continui conflitti tra signori della guerra in un paese ai confini dell’Europa, al ritorno a una situazione accettabile dei diritti umani per la popolazione e per i migranti in arrivo in Libia dal resto dell’Africa. Fino alla sostenibilità energetica del Vecchio Continente.

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I 5 fatti di politica internazionale del 2022: elezioni in Brasile, Usa e Ungheria

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I 5 fatti di politica internazionale del 2022: elezioni in Brasile, Usa e Ungheria

Brasile

Un grande ritorno sembra probabile alla guida del principale paese sudamericano. Luis Inacio da Silva, meglio noto come Lula, è infatti il favorito delle elezioni in calendario nell’ottobre 2022. Il principale sfidante di Lula e attuale presidente del paese, Jair Bolsonaro, è dato in grande ritardo nei sondaggi. In particolare dopo che il parlamento brasiliano lo ha accusato di ‘crimini contro l’umanità’ nella gestione della pandemia. Il Brasile ha visto morire di Covid-19 più di 615mila abitanti. Un dato che tra gli altri ha contribuito a rinfocolare il grande affetto popolare nei confronti del candidato del Partito dei Lavoratori, presidente dal 2003 al 2010, non intaccato dai guai giudiziari legati all’inchiesta ‘Lava Jato’.

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Usa (mid-term)

Sembrano vicinissimi i giorni del novembre 2020 in cui Donald Trump parlava di brogli e truffe in relazione all’elezione di Joe Biden a suo successore. Poche settimane dopo la democrazia rappresentativa americana viveva una delle sue pagine più nere, con l’assalto a Capitol Hill. A novembre 2022 saranno ben due anni dall’inizio del mandato dell’ex vice di Barack Obama. Le elezioni di mid-term saranno un primo bilancio sul suo operato. La svolta nella gestione della pandemia, dovuta anche all’arrivo dei vaccini, potrebbe vacillare di fronte a Omicron. La situazione economica nel paese non brilla quanto i grandi piani di investimenti del nuovo governo avrebbero voluto. Non è dunque scontato che Biden riesca a mantenere il controllo su entrambi i rami del Parlamento Usa dopo la prossima tornata elettorale. Con il rischio di due ultimi anni da ‘anatra zoppa’, che potrebbero favorire la campagna di Trump per la rielezione nel 2024.

I 5 fatti di politica internazionale del 2022: decisive elezioni a Budapest

Ungheria

Altra competizione importante è quella che si svolgerà in Ungheria. Il leader del paese dal 2010, il populista di estrema destra Viktor Orban, sfiderà Peter Marky-Zai. Quest’ultimo è il candidato comune scelto da sei partiti di opposizione del paese, che ha provato a radunare le sue forze sotto un unico profilo per avere maggiori possibilità di imporsi sull’attuale presidente. Una sconfitta di Orban potrebbe aprire una fase nuova anche in Unione Europea, considerando l’importanza di Budapest nella tenuta e nel peso del blocco di Visegrad, ostile a politiche di redistribuzione dei migranti e fortemente conservatore in termini di diritti civili.

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