Rosalba Bisceglia, moglie dell’ex capo dipartimento Libertà civili e Immigrazione del Viminale Michele di Bari, si difende in tv. La donna è stata iscritta nel registro degli indagati da parte della Procura foggiana, nell’ambito dell’inchiesta sul caporalato.
“Mi avevano passato questo numero, questo aveva persone per raccoglierle. Le ho assunte regolarmente“. A parlare è Rosalba Bisceglia, moglie dell’ex capo dipartimento Libtà civili e Immigrazione del Ministero dell’Interno, Michele di Bari. Bisceglia è iscritta nel registro degli indagati nell’ambito dell’inchiesta avviata dalla procura di Foggia sul caporalato nel territorio pugliese. La donna ha parlato a “Controcorrente – Prima Serata”, programma condotto da Veronica Gentili su Rete4.
“Io ho un’azienda di ortaggi e cerealicola, non ho bisogno di manodopera straniera. Non ho cose che si tagliano con le mani all’infuori di un piccolo vigneto dove si raccoglie l’uva. Nel 2020, il giorno prima che si iniziasse ho richiesto i documenti a una persona che conoscevo per tagliare l’uva“. Secondo la procura, questa persona era Bakary Saidy, attivo a quanto risulta dalle indagini nel reclutamento di lavoratori tra i migranti di stanza nella baraccopoli di Borgo Mezzanone.
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Caporalato, la difesa di Rosalba Bisceglia: “Solo superficialità”
“Sicuramente è stata una superficialità“, aggiunge Bisceglia, tra i 16 indagati nell’operazione scattata lo scorso venerdì. Secondo l’ordinanza del gip, Bisceglia discuteva con Saidy anche in merito ai pagamenti dei braccianti. La donna si è difesa anche rispetto a questo: “I lavoratori sono tanti, e quindi quando è così c’è sempre uno che viene e fa un lavoro di sei giorni“, ha affermato.
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