Brasile, attacco armato in un villaggio dell’Amazzonia durante Cop26: cosa è successo

Un attacco a sorpresa, sferrato proprio mentre una delle rappresentanti del territorio si trovava a Glasgow per partecipare ai lavori della Cop26. E’ la brutta esperienza subita da una comunità amazzonica dello stato del Parà, nel nord del Brasile.

Brasile, attacco armato in un villaggio dell’Amazzonia durante Cop 26: cosa è successo

A riportarlo al The Guardian è stata Claudelice dos Santos, rappresentante della comunità che si trovava in Scozia per i lavori della Cop26. Una trentina di mezzi con a bordo decine di persone si sarebbero diretti al campo di Sao Vinicius, nel pomeriggio dello scorso 3 novembre. Obiettivo, attuare un blitz contro la popolazione stanziata su alcuni terreni che si contendono diversi gruppi sociali della zona.

Le circa 80 famiglie che vivono nei pressi della fattoria Tinelli a Nova Ixipuna sarebbero infatti a quel punto state malmenate dagli assalitori. Alcune abitazioni sono state date alle fiamme, molti i ferite trasportati in ospedale. L’attacco arriverebbe a seguito di un periodo di tensioni tra gli agricoltori che vivono nella zona e alcuni allevatori locali, interessati alle aree per renderle adatte al pascolo.

Il possesso delle terre sarebbe a breve stato concesso ufficialmente alle comunità attaccate, ha spiegato Dos Santos, candidata al premio Sakharov nel 2019. Dos Santos ha visto morire nel 2011 il fratello, Claudio Ribeiro Da Silva, e la cognata Maria do Espirito Santo, a causa di un attacco armato nell’area che oggi continua a difendere.

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Brasile, la Foresta Amazzonica sempre più contesa

Bolsonaro
Brasile, la Foresta amazzonica sempre più contesa

La polizia di Marabà ha annunciato l’apertura di un’inchiesta sui fatti. Spesso episodi di questo tipo coinvolgono nel paese sudamericano le comunità amazzoniche. Il tema della terra e delle foreste è infatti cruciale in Brasile. Troppo spesso testimone di violenti conflitti che contrappongono agricoltori e allevatori. Il paese, che ospita come noto la più grande foresta del pianeta, quella Amazzonica, ha firmato però a Glasgow l’accordo collettivo con cui più di 120 paesi si sono impegnati a invertire la rotta rispetto alle pratiche di deforestazione entro il 2030.

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La decisione è sorprendente se si pensa che il presidente brasiliano Jair Bolsonaro nel corso del suo mandato ha subito attacchi per aver agito in senso inverso. Alcune comunità locali lo hanno denunciato per ecocidio, sottolineando dati allarmanti come la sparizione nel 2020 di una superficie pari a due campi da calcio al minuto. Lo stesso Bolsonaro ha invece attaccato le comunità indios nel corso della Cop26, invitandole a “mostrare la verità all’Europa e non le bugie raccontate sulla stampa“.

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