Narcos italo-albanesi, 12 arresti tra Roma e Reggio Calabria. Cocaina, feste di lusso e aerei privati

Sono 12 le ordinanze di custodia cautelare in carcere per altrettante persone, narcos italo-albanesi, arrestati tra Roma e Reggio Calabria. Il traffico di cocaina dal Sud America e dalla Calabria volava su aerei privati

I narcos italo-albanesi studiavano e tracciavano le rotte da coprire con un aereo privato di cui disponevano, pilota dell’Aeronautica compreso, per il traffico di cocaina proveniente dal Sud America e dalla Calabria. La droga arrivava a destinazione, smistata in ville di lusso dove avvenivano feste private.

narcos italo-albanesi
Narcos italo-albanesi fermati dalla Dda di Roma: 12 arresti tra la Capitale e Reggio Calabria Ansa) free.it

Poi gli investimenti nei locali del centro di Roma, la passione per le auto di lusso e la “bella vita”. L’organizzazione criminale smantellata all’alba di ieri mattina dai carabinieri del comando provinciale di Roma e coordinati dalla Dda, si basava sui legami tra consorterie made in Italy e straniere. Dodici le ordinanze di custodia cautelare nei confronti di altrettanti soggetti (uno latitante) di stanza tra Rocca di Papa, Grottaferrata, l’Eur, il litorale romano e Reggio Calabria.

Narcos italo-albanesi arrestati tra Roma e Reggio Calabria. Gli affari dell’organizzazione criminale

I 12 arrestati ieri mattina tra Roma e Reggio Calabria sono tutti gravemente indiziati, a vario titolo, dei reati di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e spaccio. Ai domiciliari anche una donna di 45 anni originaria albanese, Marian P., soprannominata “Rosy Abate” in riferimento alla madrina di mafia protagonista dell’omonima serie televisiva di canale 5.

'ndrangheta
Narcos italo-albanesi arrestati tra Roma e Reggio Calabria. Il blitz della Dda (Ansa) free.it

L’indagine denominata “Pilot 19” è una parte dell’operazione dei militari del Nucleo investigativo di Roma denominata “Tritone”, che nel febbraio del 2022 aveva smantellato una radicata locale di ‘ndrangheta nei comuni di Anzio e Nettuno, che si dedicava oltre al narcotraffico anche all’infiltrazione nella vita politica locale e al controllo delle attività economiche e degli affidamenti degli appalti locali. La ‘ndrangheta, in questo caso, era talmente radicata all’interno dei due Municipi del litorale al punto che furono sciolti per inflitrazioni mafiose.

Durante le intercettazioni nel luglio del 2019 tra lo ‘ndranghetista Vincenzo Italiano e Federico Usai, entrambi indagati nell’operazione Tritone ma non in quest’ultima, i militari scoprono il contatto con un altro calabrese legato alla ndrina Bellocco di Rosarno, provincia di Reggio Calabria. “Il biondo”, così chiamato il giovane, era spesso nella Capitale dove aveva a disposizione un piccolo appartamento nel retro di un ristorante di Frascati. Ma non solo, il criminale era spesso ospite nel ristorante, allora gestito dal fratello e per cui all’epoca era stato disposto l’obbligo di firma. La presenza continuativa de “Il biondo” era legata allo spaccio della droga prima circoscritto nei confini di Anzio e Nettuno e, successivamente, allargato anche ai Castelli e nel centro di Roma.

Il traffico di cocaina

Nell’ordinanza del gip si evidenzia la stabile associazione criminale dedita al traffico di cocaina che si presentava con una struttura verticistica e ruoli specifici. Boss dell’organizzazione operativa in Italia era l’albanese 49enne Pellumb Pacrami. Il nipote di questo, Briken Ndreka vuole seguire le orme dello zio così al telefono con un amico il giovane mette a confronto la quantità di merce dello zio con quella del 65enne Gianfranco Agus, “Il vecchio”, un altro fornitore di Rocca di Papa.

Nelle intercettazioni, come riporta stamani il Messaggero, si sente il giovane dire all’amico: “Agus commerciava 3-4 chili da oltre 30 anni, zio Pacrami 20-30 chili alla volta”. Poi racconta, in un’altra conversazione telefonica con uno zio intercettata dagli investigatori, di come in Albania l’importazione della droga sia organizzata in maniera non tanto remunerativa: “Ti danno 5 mila al mese tutto incluso”. Poi però si dice soddisfatto e sistemato in Italia.

“Per il divorzio nessun problema, i documenti ce li ho tutti in regola, il lavoro anche, lo stipendio arriva sul conto…giusto la patente non ho”. Ed infine, è sempre il giovane albanese che racconta di avere perso una montagna di soldi nell’investimento di 25mila euro in un locale del Centro di Roma. Per questo è amareggiato, tanto da pensare ad un possibile trasferimento in Spagna.

Impostazioni privacy