Caso Regeni, la Corte Costituzionale: “Nessuna immunità per il reato di tortura”

Un atteggiamento doloso e inaccettabile quello del governo egiziano sul caso di Giulio Regeni. La Corte Costituzionale non ci sta più, il processo dovrà iniziare, “Nessuna immunità per il reato di tortura”

Dopo due anni di stop, ieri la Corte Costituzionale ha inflitto un altro colpo alla politica egiziana per la morte di Giulio Regeni. Sono trascorsi quasi otto anni dal decesso del giovane ricercatore, da quando nel gennaio del 2016 fu ucciso al Cairo. E da quasi otto anni quella politica non riesce a prendere una posizione contro il governo di al Sisi che ha garantito, come specifica la Corte: “una fattuale immunità extra ordinem, incompatibile con il diritto all’accertamento processuale”.

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Caso Regeni, la decisione della Consulta: “il processo per le torture e la morte di Giulio si farà. Nessuna immunità al governo egiziano per il reato di tortura” – Free.it

Dunque se il processo per le torture e la successiva morte dell’italiano Regeni finora non è ancora iniziato è solo per “la mancata comunicazione da parte dello Stato egiziano degli indirizzi dei propri dipendenti ha impedito”, riporta stamani La Repubblica. Ma ora la Corte Costituzionale non ci sta più, dichiarando che il processo avrà luogo.

Caso Regeni, la decisione della Corte: Il processo per la morte del ricercatore italiano si farà

Nelle motivazioni depositate ieri dalla Corte Costituzionale per il caso di Giulio Regeni,  viene specificato che l’atteggiamento tenuto dal governo egiziano in merito al processo per le torture e la morte del ricercatore italiano è doloso e pensato appositamente dalle autorità politiche egiziane con l’obiettivo di non far iniziare il dibattimento.

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Caso Regeni, la Consulta: basta aspettare, nessuna immunità per il reato di tortura imposto dal governo egiziano. Il processo si farà. (Ansa) – free.it

Ma, specifica la Consulta, come riporta il quotidiano, tale atteggiamento però “non è più accettabile” dall’Italia che ha il “dovere di salvaguardare la dignità umana all’interno di un processo imposto dalla Convenzione contro la tortura, in linea con il diretto internazionale generale”. In nome del diritto e del giusto processo, ora qella immunità “extra ordinem” non potrà più essere garantita.

La Corte di Assise di Roma e poi la Cassazione avevano deciso per il blocco del processo, scelta dovuta alla mancanza della notifica agli imputati. Ora, dopo due anni di fermo, la scelta di far iniziare il processo Regeni. La Cassazione ha riferito al giudice per l’udienza preliminare che: l’articolo 420 bis, comma 3, del codice di procedura penale, in merito al quale tutto era stato fermato, è incostituzionale perché non prevede che il giudice proceda anche senza la notifica per i delitti di tortura di Stato. In modo particolare, quando ciò accade a causa della mancata assistenza del Paese di appartenenza del soggetto imputato, come avvenuto nel caso di Giulio Regeni.

Illegittimità costituzionale

A parlare dell’eccezione di illegittimità costituzionale era stato il procuratore di Roma Franco Lo Voi insieme all’aggiunto Sergio Colaiocco nell’aprile del 2022. Il procuratore Lo Voi lavora sulla morte di Giulio Regeni già dal 2015. All’epoca la mossa del procuratore sembrava disperata, soprattutto dopo che i tribunali e, in particolare, la politica che non è mai riuscita a ottenere una vera collaborazione con il governo egiziano, seppur le infinite promesse, avevano, in pratica, accantonato il processo Regeni in un angolo morto.

Ora, le cose stanno cambiando dopo l’arrivo della pronuncia della Consulta. A firmare, nero su bianco, la sentenza è Stefano Petitti accanto la presidente Silvana Sciarra. Firma che permetterà, forse già prima della fine di questo anno, di mandare a giudizio il generale Sabir Tariq, i colonnelli Mohamed Athar Kamel e Helmi Uhsam e il maggiore Magdi Ibrahim Sharif, gli uomini della Nsa, il servizio civile egiziano. Tutti con l’accusa di aver ucciso, tramite tortura, il ricercatore italiano Giulio Regeni.

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