Carol Maltesi, fatta a pezzi da Davide Fontana. La decisione dei giudici sul killer sconvolge i familiari della vittima

Carol Maltesi è stata uccisa, fatta a pezzi e congelata da Davide Fontana. Oggi la decisione dei giudici: l’assassino potrà accedere alla “giustizia riparativa”. E’ il primo caso in Italia che si verifica. Sconvolto il padre della vittima

Il bancario Davide Fontana ha dichiarato: “Sento un gran bisogno di riparare” al massacro che ha visto come protagonista la giovane Carol Maltesi. La donna è stata brutalmente uccisa da Fontana che una volta sgozzata, l’ha fatta a pezzi e congelata. Ora i giudici acconsentono che il killer segua un percorso di “giustizia riparativa”.

 Carol Maltesi
Omicidio Carol Maltesi, la decisione dei giudici che indigna i familiari della vittima – free.it

La rabbia e l’indignazione per la decisione assunta dai giudici è troppa per la famiglia della vittima e per le associazioni. Il padre di Carol, Fabio Maltesi si dice “sconvolto”. In aula venerdì scorso il killer reo confesso ha detto, come riporta il Corriere della Sera, di: “provare un gran bisogno di riparare alla condotta avuta”, chiedendo così alla Corte d’Assise di Busto Arsizio di “permettermi di fare qualsiasi cosa, come seguire programmi percorsi. Ogni cosa sia possibile fare verso i parenti di Carol e anche verso altre associazioni”.

La decisione dei giudici verso il killer di Carol Maltesi sconvolge

Il brutale ed efferato omicidio della 26enne Carol Maltesi avvenne l’11 gennaio del 2022 quando il bancario di Rescaldina, uccise la donna, vicina di casa, che stava per trasferirsi a Verona. A distanza di appena un anno e mezzo dal cruento femminicidio, i giudici della Corte di Busto Arsizio approvano la procedura di progressivo reinserimento nella società per il killer 44enne, assicurandogli un posto nel “programma di giustizia riparativa”.

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Carol Maltesi, fatta a pezzi da Davide Fontana. La decisione dei giudici sul killer sconvolge i familiari (ansa) free.it

Tale programma è entrato in vigore con la riforma Cartabia e non va a incidere sulla vicenda penale così come non è alternativo alla detenzione in carcere, ma secondo quando si legge dalla riforma: “consiste nella ricostruzione del legame spezzato tra vittima, reo e comunità”.

Questo è il primo caso in Italia di reinserimento in società approvato dai giudici su un assassino. Prima di Fontana c’aveva provato anche Benno Neumair, condannato all’ergastolo dopo aver ucciso i genitori, ma i giudici di Bolzano avevano respinto la sua richiesta. Invece, Davide Fontana potrà accedere alla giustizia riparativa. La reazione dei familiari di Carol Maltesi è di totale sconvolgimento.

La reazione dei familiari e delle associazioni al “Sì” dei giudici

Dopo la conferma del sì dei giudici al reinserimento dell’uomo che ha ucciso la loro figlia la reazione è alquanto dura (e giustificata). “Una decisione che lascia attoniti aprendo nuove ferite e generando altro dolore” la risposta dei parenti di Carol e delle associazione contro la violenza sulle donne.

Il padre della 26enne uccisa, Fabio Maltesi, è incredulo e allibito dalla recente notizia appresa. Mentre Marco B., ex compagno di Carol e papà del loro figlio di 7 anni, ribadisce attraverso i suoi legali che “non ci sarà mai alcun incontro tra noi e l’imputato. Impossibile perdonarlo dopo tale e tanta crudeltà”. Eppure, nonostante la crudeltà dell’omicidio, secondo i giudici che lo scorso 12 giugno avevano condannato Fontana in primo grado a 30 anni di carcere (anziché all’ergastolo), oggi acconsentono a tale richiesta.

Nell’ordinanza appena depositata, la Corte d’Assise di Busto Arsizio spiega, come riporta il Corriere, che “lo svolgimento di un programma di giustizia riparativa da parte del Fontana non comporta alcun pericolo concreto per l’accertamento dei fatti, già giudicati in primo grado, come del resto riconosciuto da tutte le parti”. Ora il killer si dice “pronto a lavorare e ad affrontare un percorso psicologico per comprendere quanto fatto, per riparare, davanti alle parti offese e alla società tutta, quanto commesso”.

Il pm Alberto Lafiandra si era opposto alla giustizia riparativa per Fontana, dichiarando che “il programma non possa essere ritenuto utile alla risoluzione delle questioni derivanti dal fatto per cui si procede, tenuto conto dell’attuale fase processuale”. La presidente dell’associazione veronese contro la violenza sulle donne, Marisa Mazzi ha detto: “Siamo preoccupate e indignate che questo percorso possa essere utilizzato per evitare il carcere da persone che non hanno compiuto nessun percorso di cambiamento che necessariamente deve essere molto lungo”. 

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