Violentata da ex dipendente, esce dal carcere con la promessa di ucciderla: “Ti taglio mani e testa”

E’ stata violentata da un uomo di 36 anni nel 2021. L’aguzzino una volta finito in carcere le promette morte certa. Oggi lo stalker è libero. Le minacce sul cellulare della vittima: “Ti taglio le mani e la testa”

L’incubo per una donna vittima di stupro non è finito una volta che il suo aggressore è finito in carcere nel 2021 con l’accusa di tentata violenza sessuale e stalker. Sukhyinder Singh è un uomo di 36 anni indiano da ieri libero. Ha scontato la sua pena ma invece di capire la lezione e lasciare perdere la donna, continua a bombardarla con messaggi intimidatori.

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Violentata da ex dipendente: esce dal carcere e le promette di ucciderla (free.it)

La vittima è la sua ex datrice di lavoro che da quando ha saputo che l’uomo è uscito dal carcere è ripiombata nel terrore. La paura per la donna è concreta dopo che il 36enne le ha promesso di ucciderla una volta espiata la sua condanna.

Una telefonata scioccante giunta alla donna poche settimane prima che lo stupratore lasciasse il carcere con la sentenza di morte: “Quando esco ti taglio la testa. Quando esco ti taglio le mani”. Da ieri Singh è libero e sa dove abita la sua “preda”.

Violentata, l’aguzzino uscito dal carcere la minaccia di morte: “Ti taglio mani e testa”. L’incubo della vittima continua

Doveva essere la fine di una vicenda orrenda invece per una donna, vittima di stupro, la storia potrebbe rivelarsi ancora più orrenda. Il suo aggressore, un uomo di origini indiane, dopo aver scontato la sua pena in carcere con l’accusa di tentata violenza sessuale, ha continuato a stolkerizzare la sua preda con messaggi e telefonate minatorie.

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Violentata da ex dipendente, l’incubo per la vittima continua anche dopo che il suo aguzzino esce dal carcere. (ANSA)

La vicenda ora rischia di trasformarsi in tragedia perché da ieri il 36enne è libero. La pena è stata espiata ma l’uomo deve lasciare l’Italia perché la sua posizione non è in regola. Ma è proprio qui che la donna ricade nell’abisso della paura perché per un cavillo giudiziario l’uomo viene trasferito in un centro di prima accoglienza.

Passano un paio di mesi ma non viene espulso dal Paese. Così riprende a telefonare alla sua vittima. Decine di chiamate in cui promette di ucciderla. La donna lo denuncia di nuovo ma da quando ha scoperto che il 36enne, Sukhyinder Singh è libero in attesa di essere espulso si dirige verso casa della donna.

L’escalation di terrore e minacce vissuto dalla vittima

L’avvocato della donna, Diego Perugini come riporta Repubblica, racconta l’angoscia che sta vivendo la sua cliente dopo aver saputo della scarcerazione del suo aguzzino: “E’ barricata nel suo appartamento, lui sa bene dove abita. Qualcuno intervenga rapidamente”. Singh conosce l’indirizzo della donna, sua ex datrice di lavoro.

Ed è proprio dal locale in cui il 36enne lavorava come dipendente della vittima che tutto nasce. Singh si invaghisce della donna ma non è ricambiato. Inizia la persecuzione. La donna lo licenzia ma da quel momento il 36enne si incattivisce ancora di più ed inizia a tempestarla di telefonate con richieste assurde: “Voglio avere dei figli con te”, le dice. La donna cerca di fargli capire che non è possibile ma lui continua.

I fatti lentamente diventano sempre più pesanti. Un giorno proprio davanti casa della donna l’uomo si taglia e con il sangue scrive sul muro il suo nome e quello della donna con tanto di cuori. Poi le invia la foto di ciò che ha realizzato. La ragazza è sempre più impaurita anche perché il 36enne continua a inviarle foto di lui. Infine arriva il giorno della violenza fisica. Singh si apposta sotto casa della donna in attesa che arrivi. L’afferra e inizia a baciarla e a palpeggiarla nelle parti intime. La ragazza si divincola e si libera dalla presa. L’uomo viene bloccato e successivamente condannato e arrestato. Lei pensa che l’incubo sia finito. Le dicono che sarà espulso dall’Italia. Ma da qualche mese l’indiano ha ripreso con le chiamate e le minacce. Da ieri è un uomo libero mentre la sua vittima è chiusa in casa, il suo carcere personale.

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