Bebe Vio diventa poliziotta, 13 atleti paralimpici nelle Fiamme Oro: svolta storica

Bebe Vio giura da poliziotta. Rivoluzione inclusiva nelle Fiamme Oro: 13 atleti paralimpici riscrivono la storia a colpi di integrazione.

Bebe Vio è un esempio: la sua forza di volontà e abnegazione nello sport ha ispirato tutti. Non solo per il percorso fatto alle Olimpiadi, ma anche per quello che ha dimostrato in questi anni. Da Rio in poi un’ascesa costante figlia di impegno e sacrifici, ma anche di un progetto a lungo termine. Nonostante la sua disabilità ha dimostrato a tutti che si può fare la differenza.

Bebe Vio per il Disability Day (Getty Images)
Bebe Vio, un futuro in Polizia

Anche quando si tratta di rincorrere l’autonomia: non è un termine a caso, perchè la donna – con protesi ipertecnologiche in titanio – può avere una vita all’insegna dell’indipendenza e con tante possibilità diverse. Le stesse che la diagnosi iniziale le aveva privato. Poi con lo studio e la concentrazione di equipe mediche e gruppi di ingegneri ha aperto un varco laddove sembrava impossibile.

Bebe Vio, un futuro da poliziotta: il giuramento

La sua celebrità, inoltre, ha dato modo di concepire la disabilità grave in maniera diversa. Persino con interesse anziché sdegno e paura: occasione di approfondimento e conoscenza. Ora i successi olimpici e personali portano a qualcosa in più: la Polizia apre agli atleti paralimpici. La campionessa, infatti, giura da poliziotta con le Fiamme Oro.

Bebe Vio campionessa scherma
La campionessa di scherma

“Un’emozione indescrivibile” – afferma – ed è così anche per altre 12 persone che come lei hanno intrapreso un percorso iniziato il 16 gennaio scorso. Attualmente hanno un contratto a tempo indeterminato che gli consentirà di proseguire ciascuno con le proprie discipline. Senza mai dimenticare il supporto delle Fiamme.

Una bella storia che può essere d’esempio anche per altre personalità che magari non hanno velleità olimpiche, ma desiderano trovare un posto nelle Fiamme Oro. La parabola di Bebe Vio dimostra che non esistono posti o lavori inaccessibili: occorre solo trovare il modo di renderli alla portata di tutti. Una consapevolezza che arriva solo con l’esempio dei più grandi, nell’auspicio che non si tratti di un caso sporadico ma diventi il punto di partenza per una consuetudine.

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