Il blitz a livello nazionale contro lo streaming illegale delle televisioni a pagamento ha portato alla scoperta di oltre 900mila “furbetti” del Pezzotto. Le città interessate dall’operazione di Polizia postale sono, al momento, 23
È stato eseguito a livello nazionale il blitz anti-“pezzotto“, ovvero il sistema che permette di accedere, in maniera completamente illegale e pagando una somma irrisoria ai contenuti pay tv per la visione in streaming delle varie piattaforme di tv a pagamento. L’operazione è partita dalla Sicilia e più precisamente da Catania per poi estendersi, a macchia d’olio, anche ad altre Regioni d’Italia.
Quasi un milione gli utenti che usufruivano illegalmente del servizio streaming. Il blitz seguito dalla polizia postale contro la pirateria audiovisiva è stato disposto dalla procura distrettuale Catanese. Nello specifico, proprio in queste ore i Centri Operativi Sicurezza Cibernetica della Polizia Postale stanno eseguendo numerosi sequestri sull’intero suolo nazionale nei confronti dei membri appartenenti a una associazione per delinquere di stampo transnazionale.
La vasta operazione di polizia ha scoperchiato il vaso di Pandora portando alla superficie il 70% di streaming illegale nazionale, ovvero a oltre 900mila utenti con profitti mensili per milioni di euro. Le città soggette a perquisizioni sono, al momento, 23 dislocate in diverse regioni d’Italia, da sud a nord, isole comprese.
Streaming illegale pay tv: scoperti oltre 900mila “furbetti” in tutta Italia | Cosa è accaduto
Le città interessate dalle perquisizioni dell’operazione anti-“pezzotto” portate avanti dalla Polizia postale in tutto il territorio italiano sono 23. Nello specifico: Ancona, Avellino, Bari, Benevento, Bologna, Brescia, Catania, Cosenza, Fermo, Messina, Napoli, Novara, Palermo, Perugia, Pescara, Reggio Calabria, Roma, Salerno, Siracusa, Trapani, L’Aquila e Taranto.
Così, quasi un milione di utenti “furbetti”, hanno sfruttato le piattaforme streaming illegalmente usufruendo della visione di eventi sportivi, film e serie tv di ogni genere a costi davvero bassissimi. Tutto questo fino ad oggi, 11 novembre, quando è scattata la maxi operazione contro la pirateria audiovisiva.
L’indagine, come accennato precedentemente, è partita dalla procura di Catania nonché dai centri operativi di Sicurezza cibernetica della polizia postale che stanno eseguendo infinite perquisizioni. Dalle prime informazioni giunte dalle forze dell’ordine, si parla di una “banda transnazionale”. Il blitz è stato nominato “Gotha”. Per ora, si attendono nuovi sviluppi.
Terminato il blitz contro lo streaming illegale delle pay tv : 70 indagati e danni all’industria audiovisiva per oltre 30milioni di euro in un mese
La buona notizia appena giunta è che gli agenti della Polizia di Stato ha portato a termine l’operazione contro la pirateria audiovisiva, partita dalla Procura Distrettuale di Catania.
Sono 70 le persone indagate per associazione a delinquere a carattere transnazionale finalizzata al riciclaggio, truffa, trasferimento fraudolento di beni, sostituzione di persona, possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi, indebito utilizzo e falsificazione di strumenti di pagamento diversi dai contanti.
Le indagini, seguite dal Centro Operativo Sicurezza Cibernetica di Catania con il coordinamento diretto del Servizio Polizia Postale di Roma, hanno così scoperto l’esistenza di una associazione criminale organizzata in modo gerarchico, secondo ruoli ben definiti i cui capi erano distribuiti non solo sul territorio nazionale italiano ma anche all’estero: Inghilterra, Germania e Tunisia. All’interno della stessa associazione esisteva anche un gruppo più piccolo che ha costituito una sorta di “Gotha” del mercato nazionale illegale dello streaming.
L’impresa criminale in questo caso, oltre a promuovere l’associazione, decideva i costi degli abbonamenti, sospensioni del servizio. Molti dei 70 indagati, nonostante uno stile di vita agiato, derivante dai proventi illeciti, sono privi di reddito a tal punto da percepire anche l’indennità di sostegno sociale. Al fine di eludere le indagini ed essere scoperti dalla polizia postale, gli indagati usavano applicazioni di messaggistica crittografata, identità e documenti falsi. I guadagni illeciti accertati solo nei mesi di indagine ammontano a circa 10 milioni di euro ma si ritiene che i danni per l’industria audiovisiva potrebbero ammontare ad oltre 30milioni di euro mensili. Il servizio illegale dello streaming tv è stato sospeso agli utenti.