Gubbio, intossicazione alimentare: la verità del ristorante | Cosa è successo

L’intossicazione alimentare dopo il pranzo di pesce nel ristorante di Gubbio ha fatto il giro del web per la “stranezza” che ha colpito tutti i commensali dopo essere stati colti da uno straordinario attacco di dissenteria. Ma cosa è successo davvero? La verità del ristoratore

La causa dell’intossicazione alimentare di massa sembrava essere sopraggiunta dopo un pasto servito nel ristorante umbro a base di tonno. Tutti i commensali si sono sentiti talmente male dal correre a casa in macchina e, per chi non ce l’ha fatta, di finire fuori strada e nei casi più gravi anche provocare incidenti.

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Gubbio, intossicazione alimentare da pesce crudo, è tutto falso, parla il proprietario del ristorante (Pixabay)

Diversi gli audio e le immagini che, in pochi giorni, hanno iniziato a circolare nelle chat di messaggistica e attraverso i social network, culminando in una serie di meme che sono rimbalzati da cellulare a cellulare in tutta Italia. Ma qualcosa stona in tutta la vicenda, perché l’epopea gastrointestinale, alla fine, viene in parte ridimensionata e in parte smentita da dei dati oggettivi scritti, nero su bianco, dai diretti interessati e dall’Usl Umbria 1.

Il pranzo “contaminato” si è svolto il 2 ottobre nel ristorante del centro ed ora, Massimiliano Casoli, titolare del locale accusato, parla di quanto è successo (e non successo) nel suo ristorante di Gubbio. Come riporta il Corriere, il proprietario spiega: Le notizie sull’intossicazione? False, tutte false. Nessuna intossicazione, stiamo scherzando?”. Ma dunque, qual è la verità?

Gubbio, intossicazione alimentare di massa: parla il ristoratore: “E’ tutto falso”

Raggiunto telefonicamente dal Corriere della Sera, Massimiliano Casoli, titolare del ristorante “Federico da Montefeltro” protagonista del caso strano di intossicazione alimentare di massa, dice la sua sulla notizia che circola in rete da qualche ora: “Da stamattina prenotano e disdicono. Vogliono sapere se serviamo pesce crudo…“. Quello che è successo nel locale del signor Casoli, sarebbe tutto falso.

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Gubbio, la vicenda dell’intossicazione alimentare sarebbe una fake news (Pixabay)

La dissenteria acuta che ha interessato diversi clienti dopo aver mangiato del pesce crudo sarebbe nata da alcuni audio Whatsapp, che però sembrerebbero essere falsi. Secondo quanto riportato dai vocali, un gruppo di pesca sportiva si sarebbe recato nel locale con del tonno pescato in giornata, chiedendo di servirlo ai tavoli. Le persone che poi avrebbero accusato una forma grave di intossicazione alimentare da pesce sarebbero state una quarantina. Tutti con sintomi talmente gravi da non riuscire neanche ad arrivare in bagno per defecare, costretti a farlo nei corridoi o negli angoli del locale. Altri addirittura in strada.

C’è stato ancora chi, in stato di ebbrezza, si sarebbe messo al volante per raggiungere casa ma avrebbe causato incidenti, almeno tre macchine rovinate. E il racconto continua per le strade di Gubbio, con gente alla ricerca di bagni nel centro cittadino. Ma il dubbio che la notizia non fosse vera è sorto dal fatto che le foto che ritraevano gente stremata e dolorante a terra non trovasse nessuna conferma in fonti ufficiali.

Il ristoratore: “E’ una fake news, nessuno si è sentito male”

Ci pensa il titolare del locale, Massimiliano Casoli, a far chiarezza su quanto accaduto: “L’episodio risale al 2 ottobre, il fatto che questo caso sia scoppiato dopo venti giorni dovrebbe essere già indicativo del fatto che si tratti di una fake news”. Quella sera, dunque, nessuna ambulanza si è presentata al ristorante.

Poi, Massimiliano continua raccontando: “Il 118 purtroppo è intervenuto, ma non per un’intossicazione. Abbiamo chiamato l’ambulanza perché due persone, fratello e sorella, hanno avuto un abbassamento di pressione.

Insomma, sono stati interventi che nulla hanno a che vedere con la qualità o la tipologia del cibo somministrato nel mio ristorante, con la preparazione dello stesso o con i metodi di cottura utilizzati, come a qualcuno piacerebbe far credere. Nel frattempo ci siamo mossi legalmente”.

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