Il caro bollette distrugge lo smart working | Senza rimborsi meglio l’ufficio

Un passo indietro per i lavoratori pubblici e privati che chiedono di ritornare in ufficio: il caro bollette annienta il lavoro agile. Troppe spese e senza rimborsi è meglio abbandonare lo smart working

L’aumento dei prezzi delle bollette di luce e gas sta spingendo sempre più i lavoratori a lasciare lo smart working e ritornare in ufficio. Sia i lavoratori del settore pubblico che privato considerano meno conveniente lavorare da casa, dove i costi stanno diventando insostenibili.

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Il caro bollette distrugge lo smart working: dipendenti ritornano in ufficio, troppo alti i costi a casa (Pixabay)

A darne conferma un report dell’Inapp – Istituto per l’analisi delle politiche pubbliche – citato dal Messaggero dove emerge come solo il 20% dei lavoratori sarebbe disposto a guadagnare meno per mantenere il lavoro da remoto per una parte della settimana, soprattutto in assenza di rimborsi.

Così il lavoro agile si arresta a causa del caro energia. Nessuno tra statali e dipendenti privati vuole più rimetterci economicamente per colpa dei rincari delle utenze domestiche. Dai ministeri un secco No dei lavoratori che scelgono l’ufficio. L’allarme arriva anche dalle aziende private dove nella maggior parte dei casi non sono previsti rimborsi economici per far fronte alle bollette dell’energia.

Caro bollette: lo smart working non è più “agile” | Dipendenti chiedono di ritornare in ufficio

Se prima le aziende spingevano per il rientro in presenza dei dipendenti pubblici e privati, ora sono gli stessi lavoratori a chiederlo a causa del caro bollette. Lavorare in modalità agile? Troppo dispendioso. Inoltre, i dipendenti della Pubblica amministrazione (Pa) adesso chiedono una sorta di bonus per coprire parte delle spese legate alle forniture di luce e gas, a fronte del maggior numero di ore che devono trascorrere a casa per effetto dello smart working. Richiesta, questa, che non ottiene esito positivo.

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Caro bollette, lo smart working non è più agile | Dipendenti tornano in ufficio (Pixabay)

Secondo il rapporto dell’Inapp dedicato allo smart working tra tutti i lavoratori del settore pubblico e privato che lavorano da casa, solo il 20% di loro è disposto a guadagnare meno pur di lavorare da remoto per una parte della settimana. Inoltre, il report stima che su 18 milioni di dipendenti che potrebbero lavorare in smart working (ovvero tra i 6 e gli 8 milioni di italiani) ad oggi i lavoratori non arrivano a 4 milioni. Il problema, come accennato, sono le utenze di luce e gas che stanno frenando la diffusione del lavoro agile.

Morale: il lavoro da remoto non è più “agile” come un tempo. Ed anche se da un lato lo smart working migliora l’equilibro tra vita privata e professionale, dall’altro lavorare da casa sta diventando un lusso che in tanti non possono più permettersi. Alla spesa delle bollette, poi si accosta anche quella dei buoni pasto. Il piano per l’organizzazione del lavoro agile stabilisce che “nelle giornate in cui il dipendente è in smart working non matura il diritto all’erogazione del buono pasto”. Infine, sono esclusi da tale diritto anche i lavoratori ritenuti fragili. 

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