Morte Simonetta Cesaroni, nuove ipotesi investigative | Si riapre il giallo di via Poma

Colpo di scena relativo a uno dei casi di cornaca più misteriosi della storia italiana, l’omicidio di Simonetta Cesaroni. Nelle scorse ore è stato deciso qualcosa che potrebbe cambiare il corso della storia di questo misterioso omicidio.

La commisione antimafia è arrivata a nuove conclusioni sul delitto dopo la relazione sulle risultanze sull’attività di indagine del delitto di via Poma.

Morte Simonetta Cesaroni, nuove ipotesi investigative | Le piste da seguire

Il 7 agosto 1990 a Roma venne uccisa Simonetta Cesaroni. Un omicidio che è uno dei misteri d’Italia. Da allora si indaga per arrivare a un colpevole e mettere fine a una storia lunga 33 anni. Nelle scorse ore la commissione antimafia ha pubblicato la relazione relativa alle indagini sull’omicidio e che andrà a far parte della relazione finale.

La commissione, si legge nella relazione “si è limitata all’acquisizione di atti e all’ascolto di persone informate dei fatti, al solo fine di incentivare la costituzione di una Commissione di inchiesta, il cui documento istitutivo era in corso di trattazione presso la Commissione Giustizia della Camera dei deputati».

La relazione poi continua affermando che “lo scioglimento delle Camere, intervenuto il 21 luglio 2022, ha reso vano questo proposito ma ha comunque consentito a questo collegio inquirente di acquisire atti di rilievo che potrebbero essere di ausilio alla Procura di Roma per riconsiderare le prospettive di risoluzione di questo travagliato omicidio”. Nuove ipotesi dunque che potrebbero essere prese in considerazione dalla Procura di Roma.

Simonetta Cesaroni, la commissione antimafia apre a nuove ipotesi di indagine

Nella relazione vengono analizzati alcuni aspetti poco chiari della vicenda arrivando ad alcune considerazioni che potrebbero definire possibili altre indagini.

Morte Simonetta Cesaroni, la commissione antimafia apre a nuove ipotesi di indagine

Resta ragionevole credere che l’omicida fu persona che aveva un notevole livello di confidenza con lo stabile, se non proprio con l’appartamento. Si deve essere trattato di persona che poteva contare su un rapporto di confidenza con la vittima o che era in grado di approfittare della fiducia di Simonetta Cesaroni o quantomeno, in via subordinata, di non indurla in sospetto o in allarme, trovandosi a tu per tu, in situazione di isolamento. Si trattava di un contesto – vale ricordarlo – caratterizzato dal palazzo deserto per via dell’estate romana con i suoi effetti di spopolamento in uno stabile i cui interni erano dedicati anche ad uffici. Peraltro, di questa linea interpretativa si fa portatrice la più volte citata sentenza della Corte di assise di appello di Roma”. scrivono i componenti della commissione.

Poi la commissione entra nello specificoD’altro canto, rimane estremamente probabile che l’omicida sia di gruppo sanguigno A, perché sarebbe altrimenti poco spiegabile che a tale gruppo sanguigno debbano essere ricondotte le macchie ematiche rinvenute su interno, esterno e maniglia della porta della stanza dove venne ritrovato il cadavere – si osserva – Delle molte ipotesi fatte per spiegare questa risultanza degli esami sui reperti ematici, tutte comunque risultano conducenti nell’identificare il sangue repertato nell’appartamento come quello dell’omicida, magari anche frammisto a quello della povera vittima. Appare altamente probabile che l’aggressore si sia ferito nella colluttazione e nella ancor più feroce e violenta dinamica omicidiaria. Va qui detto per inciso che molte meno certezze provengono dalle tracce ematiche reperite nel vano ascensore, sia per l’evidente ragione che trattasi di luogo più promiscuo in termini di frequentazione, sia perché rimane arduo pensare che più persone abbiano perso sangue negli immediati dintorni di tempo e spazio del delitto, includendo in questo ragionamento anche la sovrapposizione di più catene causali succedutesi tra il pomeriggio e la sera e, al limite, indipendenti tra loro”.

L’attenzione della Commissione si è inoltre soffermata sulle telefonate anonime ricevute da Simonetta Cesaroni prima dell’omicidio “riconsiderare le telefonate anonime che la Cesaroni iniziò a ricevere – presso la sede della Reli S.A.S. – proprio nel periodo in cui ella cominciò a prestare servizio presso l’Aiag. Del contenuto di tali chiamate la Cesaroni ebbe a riferirne ai genitori. Secondo il padre, interrogato sul punto il 17 aprile 1996, si trattava di un soggetto di sesso maschile, apparentemente gentile, colto, educato, che faceva degli apprezzamenti con un certo garbo. In particolare, l’anonimo avrebbe domandato reiteratamente alla Cesaroni: ‘Ma non mi riconosci?’, come se si fossero incontrati in un’occasione antecedente”.

La commissione ha inoltre deciso di acquisire la trasmissione di “Chi l’ha visto?” dedicata all’omicidio di via Poma in cui viene intervistata una persona. Il contenuto di quella intervista per la commissione sarà utile per future indagini “La Commissione, per inciso, ritiene di trasmettere il girato integrale all’autorità giudiziaria, includendolo nel novero delle acquisizioni utili per un eventuale supplemento di indagine e comunque risparmiando alla Procura di Roma di far ricorso ad un provvedimento di sequestro, valutando anticipatamente, se del caso, l’utilità dell’integrale materiale girato». Inoltre si sottolinea, la Commissione «fa voti affinché si possa considerare l’ipotesi di più approfonditi atti investigativi, volti a valutare il possibile legame tra il furto nel caveau di cui fu vittima, tra gli altri, Francesco Caracciolo di Sarno (morto diversi anni fa, e all’epoca dei fatti presidente regionale degli Ostelli della Gioventù, che aveva sede nell’appartamento in cui venne trovata morta la ragazza ndr), con gli uffici dell’Aiag e con il delitto”.

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