Tiziano Ferro, nuovi guai dopo il fisco: spuntano le prove del plagio | Un successo storico può costargli la carriera

Nuovi guai per Tiziano Ferro con una novità che riguarda nuovamente il mondo della musica e l’accusa di plagio. Cosa è accaduto

Non c’è proprio pace per Tiziano Ferro che è reduce da una battaglia contro il Fisco terminata con il pignoramento di qualcosa come 9 milioni di euro. Adesso arriva una nuova batosta certamente inaspettata dal cantante di tante famose canzoni apprezzate dal suo pubblico.

Tiziano Ferro accusa plagio produttore Canova
Tiziano Ferro, non solo problemi con il fisco: spuntano le prove del plagio | Un successo storico può costargli la carriera

A riportare la notizia è il produttore Michele Canova durante una intervista rilasciata a Rolling Stone. Insieme al cantautore laziale avrebbero scritto un famoso pezzo che ha raggiunto milioni di visualizzazioni in tutto il mondo.

Tiziano Ferro, nuovi guai in vista | Il commento del produttore

La canzone “Xdono” è al centro di un’ammissione che stupisce e non poco. “Non è più un mistero per nessuno, era proprio presa da un pezzo di R. Kelly (“Did you ever think“, ndr)“, ha ribadito Canova. “Tiziano era un bel ragazzo, cantava bene. Io avevo capito come copiare il suono che da sempre piaceva a lui, un certo tipo di r&b. Ovviamente non potevo campionare direttamente: perché se l’avessi fatto, poi giustamente ci facevano causa“, ha spiegato Canova. La novità non è certamente un fulmine a ciel sereno, ma l’ammissione è diventata virale.

Tiziano Ferro
Tiziano Ferro, nuovi guai in vista | Il commento del produttore

Io e Tiziano ci siamo guardati, me lo ricordo ancora oggi, mentre eravamo in studio: ‘Facciamo la marachella? Sì, dai: facciamola. E così semplicemente risuonai il pezzo: perché se lo risuoni al massimo possono dirti che hai copiato, ma giuridicamente non possono farti un c***o“, ha ribadito il produttore. In ogni caso, comunque, arrivo all’epoca l’accusa di plagio e questo fece scatenare l’artista americano e i suoi legali. “Ad un certo punto arrivò una lettera d’avvocato. Che arrivò. ‘Eh, c’hanno beccato’. Ma poi in realtà, legalmente parlando, non poterono farci nulla“, ha ribadito Canova.

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