La cosa bella dei viaggi è conoscere altre culture, vivere il relax e assaporare cibi diversi da quelli abituali. Ma è proprio qui che bisogna stare attenti: nel mondo esistono oltre 250 tossinfezioni alimentari. I Paesi esteri più a rischio sono 4, ecco quali cibi evitare secondo l’OMS
Spesso alcuni alimenti che apparentemente possono risultare innocui possono rivelarsi insidiosi. Questo accade soprattutto all’estero, nei Paesi dove le condizioni igieniche sono spesso più carenti, e dove le intossicazioni alimentari sono più frequenti.
L’OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato che negli ultimi anni oltre il 70% dei viaggiatori provenienti da questi paesi ha accusato, durante il soggiorno o al ritorno a casa, diversi problemi di salute legati al cibo ingerito. I Paesi più a rischio sono 4. Ecco quali cibi evitare di mangiare e quali, invece, quelli sicuri.
Nel mondo ad oggi esistono più di 250 tossinfezioni alimentari, che sono causate da diversi agenti patogeni, la maggior parte batteri, virus e parassiti.
Come riporta anche il Messaggero, la causa maggiore di malessere proveniente da una intossicazione alimentare è data da una forma di gastroenterite conosciuta comunemente come “diarrea del viaggiatore”. Il periodo di incubazione della malattia è breve, solitamente si manifesta entro 3 giorni con crampi addominali, diarrea, vomito e, a volte, febbre. I Paesi più a rischio sono quattro:
In questi Paesi alcuni cibi sono ritenuti maggiormente più a rischio e dunque, da evitare. In particolare perché la contaminazione degli alimenti, soprattutto d’estate, avviene più facilmente.
Una contaminazione può avvenire attraverso alcuni microrganismi presenti negli intestini di animali sani che vengono in contatto con le loro carni durante la macellazione e, conseguentemente, infettare chi consuma quel cibo.
Quindi, un alimento cotto è sempre più sicuro. Inoltre, è buona norma seguire alcune semplice regole per abbattere di molto il rischio di intossicazione alimentare.
Un ultimo consiglio per i viaggiatori: rientrando da un soggiorno in un paese considerato a rischio, è auspicabile effettuare analisi microbiologiche e parassitologiche, anche se non si presentano sintomi. Questo perché a volte il parassita rimane latente nell’intestino ma vivo e in grado di contaminare altre persone.
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