Crollo Marmolada, ghiacciologo Daniele Bocchiola a Free.it | “Cambiare le regole in montagna. Il ghiacciaio era spaccato ed entro il 2050..”

Il crollo di un saracco del ghiacciaio della Marmolada ieri ha messo ancora più in evidenza l’emergenza climatica che stiamo vivendo. Non solo la crisi idrica e la siccità, ma anche le alte temperature, con tutto quel che ne deriverà, sono segnali di un mutamento irreversibile. Con cui dobbiamo fare i conti. Il che significa cambiare le nostre abitudini e imparare a rispettare nuove regole. Ma cosa è successo a quel ghiacciaio? C’erano segnali d’allarme? Cosa ne sarà dei ghiacciai italiani? A Free.it Daniele Bocchiola, docente di Costruzioni idrauliche e marittime e idrologia, al Politecnico di Milano.

Quello della Marmolada è un dramma che dipende indiscutibilmente dal cambiamento climatico in atto. Ma anche dalla nostra incapacità di capire quanto sia grave la situazione. Con gli effetti della crisi del clima, la nostra vita deve cambiare, così come le nostre abitudini. In estate, per esempio, non sarà più prudente andare in ambienti glaciali o periglaciali. E presto dovremo fare i conti anche con tutti gli altri problemi che si innescheranno a catena. A Free.it Daniele Bocchiola, docente di Costruzioni idrauliche e marittime e idrologia, al Politecnico di Milano.

Crollo Marmolada, ghiacciologo Daniele Bocchiola
Crollo Marmolada, ghiacciologo Daniele Bocchiola a Free.it | “Cambiare le regole in montagna. Ghiacciaio spaccato entro il 2050..”

Ce lo si poteva aspettare il crollo di un pezzo di ghiacciaio?

“Non so se ci siano delle normative o delle pratiche per valutare se è sicuro salire su un ghiacciaio, camminarsi su, fare escursioni. Quel che è certo comunque è che la temperatura in questo periodo è molto elevata e da anni, ormai in estate ci sono dei picchi di temperatura sempre più alti. E che in queste condizioni i ghiacciai diventano pericolosi. Soprattutto un ghiacciaio come la Marmolada che comunque è già frantumato, è in ritiro fortissimo ed è completamente crepacciato. Non è un ghiacciaio più omogeneo, non è più coperto di neve e quindi è un ghiacciaio non protetto. Purtroppo, questi fenomeni si verificano. Sono crolli di seracchi che si verificano continuamente. Nella maggior parte dei casi non c’è nessuno, oppure avvengono in zone che non sono transitate. Purtroppo, ieri è successo in una zona fortemente transita”.

Secondo la sua esperienza, il problema è stato il caldo eccessivo?

“Ormai è conclamato il fatto che durante l’estate calde gli apparati glaciali, che sono forte disgregazione, sono pericolosi. Quindi bisogna in qualche modo valutare l’eventualità di creare dei sistemi di allerta. O di limitare fortemente la frequentazione di queste aree. Non è mai stato fatto finora, anche se che i ghiacciai comincino a crepacciarsi non è un fenomeno nuovo. Gli scienziati e ricercatori lo dicono da vent’anni che c’è il cambiamento climatico e che le aree glaciali e preglaciali diventano sempre più pericolose. Forse ancora non si è sistematizzato il metodo per prevenire questo rischio ma crolli ce ne sono stati in passato e continueranno ad esserci. Bisogna formalizzare questa nuova regolamentazione”.

Qualcuno si era accorto che scorreva acqua sotto il ghiacciaio. Era un segnale d’allarme?

Chiunque frequenti la montagna e i ghiacciai durante l’estate sa benissimo che adesso la situazione è molto più dinamica. Perché c’è una fortissima fusione, quest’acqua che scorre sul fondo ovviamente lubrifica e favorisce lo scivolamento degli apparati glaciali. In più, i ghiacciai sono pieni di crepacci quindi il ghiaccio tende a rompersi perché sostanzialmente non resiste alla passione della roccia.  Se lei vede bene, durante l’estate tutti gli apparati glaciali hanno questa apparenza lucida dove si vede evidentemente che è in atto una fusione. Che c’è acqua e quindi è evidente che durante l’estate questi apparati devono essere in qualche modo evitati il più possibile. Almeno nei periodi caldi. Quando fa freddo si può anche passarci sotto, si possono fare le cascate di ghiaccio, tutto quello che si vuole. Ma si deve essere sicuri che le temperature siano molto basse e che il ghiaccio non sia fratturato”.

Dalla sua analisi ha verificato quanto, anche in inverno, i ghiacciai soffrono nell’ultimo periodo?

La questione è questa. Normalmente, durante l’inverno nevica e la neve rappresenta una coperta per i ghiacciai. Nel senso che, essendo bianca e riflettendo la luce solare, li isola dalle temperature e quindi rallenta la fusione. Quindi, se d’inverno nevica tanto e questa neve permane anche in primavera e parte dell’estate, il ghiaccio sottostante riesce a rimanere freddo e integro. Il problema è che d’inverno non nevica più o nevica molto poco. Anche per questo adesso abbiamo questa forte siccità.

Crollo Marmolada, ghiacciologo Daniele Bocchiola a Free.it | “Quest’inverno ha nevicato poco e questo è un problema”

Quest’inverno ha nevicato veramente poco. In questo caso, da un lato i ghiacciai erano crepacciati e restano crepacciati, perché la neve non li copre. Dall’altro, non sono protetti dalla radiazione solare e si fondono più velocemente. La neve, tra l’altro, costituisce anche un alimento per ghiacciai, perché permane durante l’inverno, se sopravvive almeno un’estate due stabili almeno le altre cose diventa nuovo ghiaccio. E quindi rifornisce gli ghiacciai. Se non succede neanche questo, i ghiacciai si fondano, non ricambiano la loro massa e quindi si frantumano. E poi ci sono i crolli”.

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Crollo Marmolada, ghiacciologo Daniele Bocchiola a Free.it | “Cambiare le regole in montagna. Ghiacciaio spaccato entro il 2050..”

Secondo lei, se le cose dal punto di vista climatico continueranno così, quanto tempo ci vorrà perché i ghiacciai spariscano completamente?

Secondo le previsioni di scenario che conduciamo con modellistica numerica, entro metà del secolo i ghiacciai delle nostre Alpi saranno scomparsi o fortemente fortemente ristretti. Il problema è che nel frattempo, non è che solo il ghiaccio si fonde e diventa acqua ma anche nel frattempo si frantuma si rompe crea queste valanghe glaciali. Dopodiché, i ghiacciai saranno forse talmente, poverini, contratti che non ci sarà più questo problema. Ma la mutazione dell’ambiente periglaciale e glaciale porterà a nuovi seri problemi. Ci saranno crolli, valanghe, frane. Perché le rocce saranno frantumate e non ci sarà più ghiaccio o neve a trattenerle.

C’è anche il problema del permafrost, che è suolo che ghiaccia fino a approfondita e che diventa quindi molto solido. Se inizia a fondersi l’acqua, questo suolo resta sciolto e ad elevante pendenze, non c’è più niente che lo tenga. Quindi inizia a franare. Il problema è che ci sono molti rifugi, capanne, hotel che sono costruiti su terreno a permafrost e se inizia a cedere, queste costruzioni tenderanno come minimo a disastrarsi o a crollare addirittura”.

Tutta questa situazione la preoccupa?

“Beh sì ma quello che mi mette angoscia è il fatto che spesso le persone che frequentano la montagna forse non sono del tutto a conoscenza dei rischi. In particolare, gli ambienti di alta montagna, glaciali e periglaciali sono ambienti in cui per qualche volta ci si espone a un pericolo. Soprattutto perché il modo di fruire dalla montagna è regolato dal nostro ciclo lavorativo. Cioè, noi andiamo in montagna quando abbiamo le ferie, cioè proprio nei mesi più caldi. E purtroppo può capitare che proprio quelli sono i periodi peggiori per fare un certo tipo di escursioni. Quindi bisogna essere pronti a rinunciare. Bisogna leggere i bollettini, informarsi, farsi guidare. E d’altro canto, è necessario stilare nuove regole che tengano conto dei cambiamenti climatici e dei nuovi rischi”.

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