Morte giornalista Al Jaazera, Monther Rasheed a Free.it | “Shereen era una tosta. Qui i cronisti si sentono soli perché…”

Shereen Abu Akleh stava seguendo un’operazione dell’esercito israeliano nel campo profughi di Jenin, città palestinese nella Cisgiordania settentrionale. Alle prime luci dell’alba era in corso un blitz ed è scoppiata una guerriglia tra residenti del campo e soldati. E’ morta con un colpo sparato diritto in faccia. Al quotidiano online Free.it il giornalista palestinese Monther Rasheed. 

La notizia della morte della giornalista di Al Jazeera Shereen Abu Akleh ha fatto immediatamente il giro del mondo e ha sconvolto la comunità palestinese. La redazione di Al Jazeera è sotto shock e i cittadini di Jenin sono molto arrabbiati. Com’è fare il giornalista in Palestina? Quali sono le difficoltà? In ESCLUSIVA al quotidiano online Free.it, il giornalista palestinese Monther Rasheed.

Morte giornalista Al Jaazera
Morte giornalista Al Jaazera, Monther Rasheed a Free.it | “Shereen era una tosta. Qui i cronisti si sentono soli perché…”

Che cos’è successo questa mattina a Jenin?

Shereen Abu Akleh stava lavorando con la sua equipe per seguire un’incursione dell’esercito israeliano. I militari israeliani erano entrati nel campo profughi di Jenin ed era scoppiata una guerriglia, tra pietre e proiettili. E un colpo di pistola l’ha colpita. Lei indossava il giubbotto antiproiettile con la scritta “PRESS” in grande, ma l’hanno colpita diritto in faccia. Hanno premuto il grilletto nonostante fosse riconoscibile come giornalista. Insieme a lei c’era il giornalista Ali al-Samoudi che è stato preso alla schiena. Ma per fortuna non è in pericolo di vita. Erano tutti sotto shock”.

Chi era Shereen Abu Akleh?

“Era una giornalista palestinese bravissima, era una tosta. Lavorava da molti anni per Al Jazeera, dal 1997 per la precisione. Il suo volto era molto noto in tutto il Medio Oriente e la sua bravura era riconosciuta a livello internazionale. I suoi racconti erano sempre precisi, privi di ideologia, senza retorica. Ha raccontato fin dall’inizio il conflitto israelo-palestinese e l’occupazione. Senza risparmiare colpe a nessuno, senza lasciarsi travolgere delle contrapposte propagande. Era coraggiosa, sempre gentile, allegra anche nei momenti più di tensione”.

Quanto è difficile fare il giornalista in Cisgiordania?

“Lavorare in Palestina come giornalista è molto difficile e ci sono molti rischi. Ci sono molti giornalisti palestinesi uccisi dai cecchini e fucilati. Dal 2000 sono stati ammazzati ben 48 giornalisti.

Morte giornalista Al Jaazera, Monther Rasheed a Free.it | “C’è molta agitazione adesso, si rischia escalation…”

Inoltre, ci sono ancora 10 giornalisti in prigione, solo perché stavano facendo il loro lavoro. Anzi, ti dirò che secondo l’agenzia palestinese di informazione Wafa solo l’anno scorso ci sono state 384 violazioni contro i giornalisti che lavorano nei territori palestinesi occupati”.

Morte giornalista Al Jaazera
Morte giornalista Al Jaazera, Monther Rasheed a Free.it | “Shereen era una tosta. Qui i cronisti si sentono soli perché…”

Qual è la reazione a questa uccisione?

“Sono tutti sconvolti. La redazione di Al Jazeera è arrabbiata. Hanno subito accusato l’esercito israeliano. Hanno raccontato che hanno ucciso Shereen a sangue freddo. Tra la comunità di giornalisti c’è molto sgomento. Purtroppo, come dicevo, succede spesso che qualche giornalista resti ferito. Ma quando ammazzano così brutalmente una collega nota, di una emittente internazionale ci si sente malissimo.

Ci si sente abbattuti, frustrati, furibondi, impauriti, determinati. Lavorare in quest’area del mondo è molto difficile. E ci si sente anche tanto soli. Perché? Perché le notizie sul lavoro della stampa, in questi luoghi, sono sempre poco veicolate. E spesso sommerse da commenti di tifoserie sulla situazione, per cui alla fine il lavoro del giornalista e la violazione al suo legittimo lavoro cade in secondo piano”.

Ora che succede?

“C‘è molta agitazione, c’è tanta rabbia. Temo che possa esserci una escalation ma spero davvero che non succeda. Tante persone sono in strada, stanno onorando la vita e il lavoro di Shereen Abu Akleh”.

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