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Francia, ex ministro dell’Interno Guéant in carcere. I motivi

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Michele Mastandrea

L’ex ministro dell’Interno francese Claude Guéant è da oggi un nuovo detenuto della prigione parigina della Santé. Era stato condannato nel 2017 per alcuni bonus illegittimi versati a sé stesso e a suoi collaboratori. I motivi dell’incarcerazione.

Francia, ex ministro dell’Interno Guéant in carcere. I motivi

Triste primato quello ottenuto da Claude Guéant, 76 anni, ex ministro dell’Interno francese. L’ex braccio destro di Nicolas Sarkozy è infatti il primo ad aver ricoperto la sua carica a finire nelle carceri transalpine. Il motivo? Non aver pagato la totalità dei 75mila euro previsti da un’ammenda decisa a suo carico nel gennaio 2017 in un processo per sottrazione di fondi pubblici.

La condanna decisa nei confronti di Guéant era stata di due anni e 75mila euro di multa. L’uomo stava scontando la pena in libertà, in regime di libertà vigilata. Ma già lo scorso novembre all’ex ministro dell’Interno erano stati revocati 6 mesi di condizionale, poiché non in regola con le tempistiche di pagamento. Oggi la decisione da parte della giustizia francese, con Guéant che dovrà scontare nove mesi alla Santè, carcere parigino.

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Francia, Guéant in carcere: i motivi della condanna

Francia, Guéant in carcere: i motivi della condanna

La condanna era arrivata nei confronti di Guéant per via di bonus da circa 5mila euro che si sarebbe versato mensilmente tra il 2002 e il 2004, quando rivestiva il ruolo di direttore di gabinetto di Sarkozy, ai tempi ministro dell’Interno a sua volta. Bonus “in nero” che si aggiungevano agli 8mila euro di stipendio e ai 2.200 euro di indennità varie mensili in suo favore.

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I fondi sottratti erano prelevati dalle somme messe a disposizione dal bilancio dello Stato per le “spese di indagine e di sorveglianza dei poliziotti”. Si trattava di cifre mensili di circa 10mila euro, di cui Guéant teneva metà per sé, distribuendo il resto a suoi tre collaboratori: Daniel Canepa, Michel Camux e Gerard Moisselin, tutti e tre condannati anch’essi in appello.

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