L’ex capo dello staff di Donald Trump, Mark Meadwos, volta le spalle all’ex presidente degli Stati Uniti. L’ex collaboratore ha iniziato ha collaborare con la commissione del Congresso americano che sta indagando sull’assalto a Capitol Hill dello scorso 6 Gennaio.
Meadows ha consegnato i documenti richiesti e ha accettato di testimoniare, dopo aver raggiunto un accordo con la commissione. Un cambio di rotta straordinario che potrebbe compromettere la strategia difensiva di Donald Trump. L’ex capo dello staff della Casa Bianca in un primo momento aveva rifiutato di collaborare con la commissione, seguendo le direttive di Trump che si è avvalso del privilegio esecutivo, una sorta di immunità di cui gode il presidente.
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Meadows se non avesse deciso di testimoniare sarebbe andato in contro all’accusa di oltraggio al Congresso, cosi come accaduto all’ex stratega di Trump, Steve Bannon. “Mark Meadows si è impegnato con la commissione attraverso il suo avvocato“, ha dichiarato in una nota il deputato Bennie G. Thompson, democratico del Mississippi e presidente della commissione. “Ha prodotto documenti al comitato e presto comparirà per una deposizione iniziale“.
Intanto il The Guardian ha svelato i retroscena di come Donald Trump abbia vissuto la notte prima della certificazione del voto di Joe Biden. Secondo il quotidiano britannico l’ex presidente americano avrebbe instaurato una linea diretta con i suoi più stretti collaboratori, attraverso la quale fece partire una raffica di chiamate frenetiche per discutere su come fermare e rinviare la certificazione della vittoria di Joe Biden.
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Da quanto riporta The Guardian, Trump andò su tutte le furie dopo che l’allora vice presidente, Mike Pence, si rifiutò di bloccare la certificazione. Non è chiaro, precisa il Guardian, se Trump discusse della prospettiva di fermare l’iter con ogni mezzo.
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