Rdc, l’economista Baldini a Free.it, “Contro i furbetti deve esserci il controllo dei Comuni”

Proprio nei giorni in cui il governo discute su come modificare il reddito di cittadinanza, sono stati segnalati numeri casi di truffa. Sono 9mila le persone che sono state denunciate per aver raggirato lo Stato e aver rubato oltre 20 milioni di euro. Come fare per evitare che succeda ancora? Lo spiega in ESCLUSIVA al quotidiano online Free.it, l’economista Massimo Baldini.

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Per l’economista Baldini, contro i furbetti deve tornare il controllo dei Comuni

Sedici ordinanze di custodia cautelare in carcere e circa 9mila persone denunciate tra Cremona, Lodi, Brescia, Pavia, Milano, Andria, Barletta e Agrigento. Sono tutti accusati di associazione a delinquere per aver chiesto il reddito di cittadinanza, anche se non ne avevano i requisiti. E’ solo l’ultima di una serie di indagini che ha portato a galla un giro di furbetti del Rdc per milioni di euro. E proprio in questi giorni il Parlamento dovrebbe riunirsi per discutere delle modifiche da apportare alla misura nella Manovra. Ne ha parlato in ESCLUSIVA al quotidiano online l’economista Massimo Baldini, docente all’università di Modena e Reggio Emilia.

Come si possono concretamente prevenire tutte queste truffe ai danni del Rdc e di chi ne ha veramente bisogno?

“La prima cosa è fare più controllo preventivi, cioè rendere meno automatica l’erogazione del sussidio rispetto a oggi. Bisognerebbe ritornare un po’ indietro al reddito di inclusione, quando tutte le domande passavano per i comuni. E poi i comuni le dividevano tra casi sociali e casi che potevano essere reinseriti nel mondo del lavoro. Adesso è l’opposto. Si fa la domanda e poi è molto semplice rimanere beneficiari anche a lungo della misura. Anche senza avere alcun contatto con i servizi o con i centri per l’impiego. Bisogna aumentare il ruolo dei comuni. I Comuni hanno un controllo migliore di quello che può avere l’Inps, che ormai è una grande macchina, ma che deve svolgere mille funzioni”.

Nelle varie modifiche che si stanno pensando per il Reddito di cittadinanza, si va nella direzione di un maggiore controllo?

“Sì, si prevede che l’Inps e i Comuni si scambino le informazioni per fare controlli preventivi. E ai comuni devono arrivare più comunicazioni dall’Inps. A volte capita che un Comune non abbia l’elenco di chi riceve il reddito di cittadinanza continui a ricevere anche i benefici assistenziali e magari ci sono persone che non ne hanno bisogno. Tra Inps e Comuni deve esserci un flusso costante di informazioni”.

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Il Reddito di cittadinanza è uno strumento utile. Bisogna solo regolare i meccanismi di controllo preventivo

Ancora oggi la Guardia di finanza ha denunciato numerose truffe…

“Ora è tutto un pasticcio e perciò i meccanismi sono da aggiustare. L’ideale sarebbe tornare al modus operandi del reddito di inclusione. Quando si presentata la domanda direttamente agli sportelli del Comune. E’ chiaro che, ora come ora, se i Comuni vengono bypassati, il rischio di truffe è altissimo. La selezione ora la fanno i patronati, non è la stessa cosa”.

Come funzionava prima del reddito?

“Prima c’era il reddito di inclusione, che è il papà del reddito di cittadinanza. Però non raggiungeva una platea molto grande, forse sono 300mila famiglie, un quarto delle famiglie di oggi. E aveva anche meno risorse. Poi si è fatto un grandissimo passo in avanti, anche positivo in termini di impegno. Ma sono cambiati i meccanismi e i Comuni sono in una posizione marginale. Inizialmente si pensava al reddito di cittadinanza come misura transitoria per i periodi di disoccupazione prolungata. Ma la povertà non solo mancanza di lavoro, è anche mancanza di capacità, disagio sociale, sanitario, e così via. Tornare al reddito di inclusione sarebbe sbagliato, ma certamente andrebbe recuperato quell’iter procedurale”.

 

 

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