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Opinioni

Covid, l’epidemiologo Piscitelli a Free.it, “Contro quarta ondata serve migliorare qualità dell’aria indoor”

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Bianca Senatore

In Germania sono stati segnalati solo ieri 50.196 nuovi contagi. Emergenza anche in Austria, in Slovenia e in Gran Bretagna. Il Covid, mai come ora, è uno spettro che spaventa l’Europa. Che sta succedendo? In ESCLUSIVA al quotidiano online Free.it la spiegazione dell’epidemiologo Prisco Piscitelli.

Covid, l’epidemiologo Prisco Piscitelli parla della quarta ondata in Europa

La quarta ondata sta travolgendo l’Europa. In Germania in una sola settimana l’incidenza su 100mila abitanti è salita a 232,1, numero record dopo tre giorni di vertiginosa salita. In Russia aumentano i morti. L’Austria fa i conti con un lockdown solo per i non vaccinati. L’Italia per ora resiste, ma occorrono misure precauzionali. Lo ha spiegato in ESCLUSIVA al quotidiano online Free.it, Prisco Piscitelli, medico epidemiologo e ricercatore, vice presidente della Sima, Società italiana di medicina ambientale. Nonché componente dell’ Isbem, l’Istituto scientifico biomedico Euro Mediterraneo.

Il Covid in Europa fa di nuovo paura. Che idea si è fatto?

“Mi sembra che i dati stiano dimostrando in maniera inequivocabile l’efficacia dei vaccini. Là dove si riesce a raggiungere una copertura vaccinale consistente, come abbiamo fatto in Italia, in Spagna, in Portogallo, stiamo beneficiando di un effetto di copertura rispetto alle forme gravi, ospedalizzazioni, terapie intensive e decessi. Sono dati che dovrebbero convincere tutti coloro che ancora hanno delle riserve sul ruolo della vaccinazione anti Covid. Poi che il virus continuai a circolare è abbastanza normale. Lo sapevamo che il vaccino non blocca la circolazione, ma protegge dalla malattia grave. In più, in Europa ci sono ancora milioni e milioni di persone non vaccinate, quindi è ovvio che il Covid trovi praterie per diffondersi”.

In Germania cosa sta succedendo?

“Proprio ieri il governo tedesco ha ammesso che sta scontando un gap di 10 punti percentuali in meno sulla vaccinazione, rispetto all’Italia. E si stanno rendendo conto che questi dieci punti fanno la differenza tra emergenza e convivenza con il virus, come sta succedendo da noi”.

E in Inghilterra?

“Il discorso della Gran Bretagna è differente. Sono stati utilizzati in prima battuta dei vaccini sul larga scala che già dichiaratamente avevano una minore efficacia già nell’efficacia. E probabilmente anche un minore copertura, questo non è dato saperlo ancora. Gli inglesi stanno scontando questo e anche il fatto di aver cominciato molto prima di noi e quindi ora vede un po’ di perdita dell’effetto di copertura. Molti, tra l’altro, hanno fatto solo una dose e non la seconda, o comunque sono passati più di sei mesi dalla seconda. E poi il governo inglese ha abolito molto presto tutte le misure precauzionali. Adesso andrebbero coperti immediatamente i fragili e ultra sessantenni con le terze dosi”.

Negli altri Paesi?

“L’altra cosa importante da dire è che c’è da coprire tutto il mondo. Bisognerà fare delle scelte di priorità sui soggetti cui bisognerà garantire il vaccino. Ogni scelta che facciamo nei Paesi in cui ce lo possiamo permettere, toglie copertura negli altri Paesi. E questo si ripercuote anche su di noi italiani, europei. Solo vaccinando la maggioranza della popolazione mondiale, si eviterà che il virus continuerà a circolare e a mutare”.

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Covid, l’epidemiologo Piscitelli a Free.it, “Continuare con le  terze dosi, per arginare l’ondata”

Per l’epidemiologo Piscitelli serve migliorare qualità dell’aria indoor con strumenti che misurano la CO2

Per quanto riguarda l’Italia, le terze dosi basteranno a bloccare la quarta ondata?

“Se noi faremo le terze dosi, almeno sui gruppi prioritari per cui abbiamo maggior rischio di infezione grave e quindi di terapia intensiva e morte, se continueremo a tenere comportamenti prudenti e a indossare le mascherine. E’ plausibile che la nostra ondata invernale sarà meno violenta e rispetto a quella che sta colpendo altri Paesi. Ma c’è un’altra precauzione che è fondamentale e che quasi nessuno adopera. E su cui, invece, Sima sta puntando molto. E cioè l’indoor air quolity. In Inverno si sta prevalentemente al chiuso e allora è necessario garantire una ottimale qualità dell’aria. Uno studio effettuato nelle scuole ha dimostrato che anche in presenza di positivi, se si mantiene una buona qualità dell’aria il rischio di contagio è bassissimo”.

Come si capisce che l’aria è insalubre?

“La CO2 è l’indice di sovraffollamento e ci dice qual è il rischio infettivo biologico. Normalmente siamo sopra le mille parti per milione, quindi in una condizione di scarsa qualità dell’aria. Penso, per esempio, a mezzi di trasporto, ambienti di vita e svago al chiuso. C’è pochissima attenzione su questo”.

Come si migliora la qualità dell’aria?

“Ci sono dei dispositivi di bassissimo costo che monitorano la qualità dell’aria. E sono semplici da usare perché sono indicatori visivi. Appena la CO2 arriva in zona gialla, quindi sulle 700 parti per milione, bisogna cambiare l’area. In epidemiologia c’è il concetto di costo/beneficio di un intervento che non è molto applicato. Per esempio, abbiamo speso risorse per cose poco utili, come i banchetti a rotelle nelle scuole, e non siamo riusciti a investire sui sistemi di ventilazione meccanica controllata. Ma c’è tempo per recuperare”.

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