Materie prime, l’allarme di Federalimentari: aziende a rischio chiusura

L’aumento dei prezzi delle materie prime è una delle problematiche principali che l’industria alimentare deve, e dovrà, affrontare. Senza l’aumento del prezzo dei prodotti sugli scaffali molte aziende rischieranno la chiusura. Federalmentare: “Contenere la speculazione finanziaria”.

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Federalimentari, aziende a rischio chiusura

L’aumento dei prezzi dei prodotti sugli scaffali dei supermercati è qualcosa con cui bisognerà fare i conti. Altrimenti tante imprese italiane rischieranno la chiusura. L’allarme arriva direttamente dal Presidente di Federalimentare Ivano Vacondio, che, senza troppi giri di parole ammette: o si fa pagare di più i consumatori o molte aziende non riusciranno più a sostenere i costi di produzione. Il motivo? L’aumento dei prezzi delle materie prime. Il problema numero uno che l’industria alimentare si trova a dover affrontare in questo periodo.

“La situazione è diventata insostenibile, questa mancanza di offerta della materia prima non credo sia una bolla. Non terminerà a breve e non è dovuta solo alla troppa richiesta ma soprattutto alla mancanza di offerta. Unita anche a uno smisurato aumento di costo di tutte le materie prime, degli imballaggi, del caro noli e del caro container che penalizzano il nostro settore”, conferma Vacondio.

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Federalimentari: “Contenere la speculazione finanziaria”

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Federalimentari: “Conteniamo la speculazione della finanza”

Sotto accusa soprattutto la Grande Distribuzione Organizzata. La compressione dei prezzi sul mercato interno ad opera delle grandi catene di supermercati, con insufficiente e ritardato riconoscimento dei sempre crescenti costi di produzione legati a materie prime ed energia, contribuisce a tratteggiare un trend dei margini del settore clamorosamente in declino.

“E’ auspicabile che si intervenga per contenere la speculazione della finanza in un settore, come quello del food, così eticamente delicato”, spiega il Presidente di Federalimentare Ivano Vacondio. Il rischio sarebbe quello di dilapidare i sacrifici fatti per sostenere la ripartenza economica non sfruttando l’espansione del Pil e dei mercati.

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