Napoli, imprenditori e funzionari pubblici al servizio della Camorra: 46 arresti

Operazione congiunta della Polizia di Stato e della Direzione distrettuale antimafia di Napoli. Quaranta gli arrestati, tra cui esponenti dell’Alleanza di Secondigliano. Stando ai risultati della indagini, alteravano le gare di appalto ospedaliere e estorcevano denaro alle ditte che operavano nelle strutture in questione.

Napoli, imprenditori e funzionari pubblici al servizio della Camorra

Misure cautelari nei confronti di più di 40 persone. Quelle che la Polizia ha eseguito questa mattina, su delega della Procura della Repubblica di Napoli, nei confronti di alcuni esponenti dell’Alleanza di Secondigliano, Pubblici Ufficiali e imprenditori. Secondo le indagini, coordinate dai Pm Henry John Woodcock e Celeste Carrano, facevano parte di un sistema che alterava gare d’appalto ospedaliere. E monopolizzava l’assegnazione in settori affini, quali onoranze funebri, trasporto malati e servizi di pulizia. Ma non solo. Tra i reati contestati ai membri dell’organizzazione rientrerebbe anche quello di estorsione ai danni di ditte operanti nelle strutture in questione.

Tra le persone arrestate figurano Luigi Cimmino, capo del clan camorristico che opera al Vomero, il figlio Franco Diego e il suo uomo di fiducia Andrea Basile. Le misure cautelari sono scattate anche nei confronti di imprenditori come Marco Salvati, che gestisce una associazione che si occupa del trasporto dei malati e Alessandro Esposito, responsabile della Bamar Italia.

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Napoli, 40 arresti

Secondo le prime ricostruzioni, alcuni dipendenti delle ditte che fornivano servizi all’interno delle strutture sanitarie procuravano informazioni alla criminalità organizzata. In prossimità di nuovi lavori ne davano notizia all’organizzazione. La maggior parte di essi erano dipendenti di imprese di pulizie affiliati al clan Caiazzo-Cimmino, detto anche Gruppo del Vomero, e si occupavano anche della raccolta tangenti sugli appalti per conto dell’Alleanza di Secondigliano.

Gli appalti ospedalieri, soprattutto al Cardarelli, al Cotugno e al Cto di Napoli, venivano in questo modo indirizzati verso ditte e imprese ‘amiche’ dei clan.

 

 

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