A seguito degli eventi climatici anomali che si stanno manifestando, il coordinatore del comitato scientifico del CNR lancia un appello destinato a far rumore.
Caldo record che si alterna a grandinate improvvise, alluvioni che non danno tregua e l’ennesima estate che si preannuncia a rischio siccità, soprattutto al Sud. È questo il quadro che ci troviamo davanti nelle prime settimane estive, dove la vecchia battuta sul fatto che “non ci sono più le mezze stagioni” lascia ormai spazio a una constatazione molto più concreta: il clima sta davvero sfuggendo di mano.

E il punto è proprio questo. Non si tratta più di frasi fatte, ma di una realtà evidente, che continua però a restare ai margini delle priorità. Non solo nell’opinione pubblica, ma anche tra chi dovrebbe decidere. Si accenna all’adattamento, si evocano misure di sicurezza, ma tutto resta vago. È come mettere una pezza su una falla sempre più grande. Eppure, il quadro è chiaro, così come le indicazioni europee: dalle caldaie alle pompe di calore, dalle auto elettriche all’efficienza degli edifici.
Su tutto questo interviene oggi il coordinatore del comitato scientifico del CNR, che in un’intervista al Corriere della Sera mette nero su bianco il problema: non solo il clima è ormai fuori controllo, ma anche un piano strutturato per affrontarlo è finito nel dimenticatoio.
Clima impazzito, l’appello: “Abbiamo gli strumenti, ma stiamo voltando lo sguardo”
Il fisico del clima del CNR, coordinatore del comitato La Scienza al Voto, lancia un messaggio netto dalle pagine del Corriere della Sera: “L’Italia è sempre più esposta a fenomeni estremi: ondate di calore, alluvioni lampo, grandine violenta. Le conseguenze si fanno sentire su salute, colture, infrastrutture e stabilità economica”.

Il punto critico? La rimozione collettiva. “Si discute solo di adattamento, mentre il vero nodo – tagliare le emissioni fossili – è sparito dal dibattito pubblico”. E questo, spiega, accade perché oggi la transizione è concreta. Significa sostituire caldaie, ripensare le città, cambiare modello agricolo. Ma la reazione è stata quella di distogliere lo sguardo.
Eppure, gli strumenti non mancano. Anzi, esistono già. Uno su tutti: il CSCA, un organo tecnico indipendente pensato per affiancare le istituzioni. Tutte le forze politiche ne hanno condiviso la nascita nel 2022. Il testo è stato accolto in Commissione, il Governo ha dato l’ok. Ma ora, con una proposta di legge sul clima arrivata dal fronte opposto, il provvedimento è slittato al Senato e rischia di restare bloccato.
Ma di cosa si tratta, in concreto? Il Consiglio Scientifico Clima e Ambiente – questo il nome completo – sarebbe un organo indipendente formato da esperti, incaricato di fornire al Governo e al Parlamento indicazioni basate su dati scientifici.
Il suo compito sarebbe quello di analizzare gli scenari futuri, valutare gli impatti delle misure proposte e offrire una sorta di ‘bussola scientifica’ per non andare a tentoni.