Bambina di 6 anni abusata da animatore: denunciato in passato per un’altra violenza

L’orrore vissuto in campeggio da una bimba di soli 6 anni abusata sessualmente da un animatore. Il pedofilo era stato già denunciato nel 2019 per un’altra violenza su una bambina. Non doveva essere assunto ma ha eluso i controlli in fase di assunzione

L’incubo vissuto in una cornice paradisiaca e tranquilla, il lago Trasimeno. Qui si è consumata la violenza sessuale su una bimba di 6 anni che era in campeggio con la famiglia nel mese di agosto. L’orco che ha abusato di lei è l’animatore. L’aggressore ha approfittato di un momento in cui era rimasto solo con la piccola per mostrarle le sue parti intime.

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Violenza sessuale ai danni di una bambina di sei anni da parte di un animatore – free.it

Quell’uomo non doveva lavorare, non doveva essere assunto in quel campeggio perché a suo carico aveva già una denuncia per lo stesso reato commesso nel 2019 ad Ancona. Anche in quel caso la vittima era stata una bambina. Dopo anni di obbligo di divieto di avvicinamento ai più piccoli l’animatore orco è stato condannato, lo scorso mese, a 6 anni di reclusione con riconoscimento della semi infermità mentale.

Bimba di 6 anni abusata da un animatore in campeggio. I fatti

L’animatore che dovrà rispondere delle pesanti accuse di violenza sessuale a carico di una bambina di 6 anni si chiama Gabriele Priori, 33enne originario della provincia di Ancona. Assistito dall’avvocato Stefano Migliorelli oggi, giovedì 2 novembre, racconterà al gip di Perugia Piercarlo Frabotta la propria versione dei fatti e di come ha obbligato la piccola vittima a subire gli atti sessuali nel campeggio sito nel comune di Magione in cui era stato assunto solo qualche giorno prima come animatore.

Bambina stuprata
Bambina abusata da animatore in campeggio – web source

Ma intanto dalla vicenda spuntano altri fatti che si intrecciano tra loro in modo angosciante. Agli abusi sulla bimba di cui il 33enne è stato già condannato si lega anche un’altra violenza sessuale avvenuta sulle rive del lago Trasimeno. Il gip nell’ordinanza d’arresto eseguita lunedì scorso alla fine dell’indagine scattata dopo i racconti della bimba, definisce lo stato mentale dell’animatore come “patologico che lo rende del tutto arrendevole alla devianza sessuale pedofilia di cui è portatore”.

Nel telefono sequestrato all’aggressore i carabinieri hanno trovato anche numerose immagini pedopornografiche. Allora, l’interrogativo cardine in tutta questa orrenda storia è uno: come ha fatto il pedofilo ad eludere i controlli durante l’assunzione? Chi doveva preoccuparsi di controllare non l’ha fatto. perché?

I mancati controlli in fase di assunzione

Due casi identici, due piccole bambine vittime del desiderio contorto di un pedofilo di 33 anni. Un abuso avvenuto sulle sponde del lago Trasimeno, l’altro a Perugia. Ma l’interrogativo è sempre lo stesso: come è possibile che prima di assumere l’uomo come animatore per bambini nessuno abbia controllato le referenze in fase di assunzione?

A rispondere a tale quesito è il legale dei gestori della struttura che da agosto ad oggi non erano ancora stati coinvolti nell’inchiesta portata avanti dal sostituto procuratore Mario Formisano in collaborazione con i carabinieri della compagnia di Città della Pieve. Come riporta il Messaggero, l’avvocato Carlo Calvieri risponde dichiarando: “Come prima cosa va sottolineato come, appena il papà della bambina è andato a raccontare quanto gli aveva detto la piccola e cioè delle molestie subite, i gestori abbiano immediatamente allontanato il soggetto e lo abbiano licenziato in tronco”.

Poi il legale continua: “I gestori sono stati a loro volta tratti in inganno da un curriculum d’eccellenza, poi chiaramente risultato falso, consegnato dall’uomo e in cui erano inserite molte e prestigiose esperienze lavorative in Italia e all’estero”. Insomma, i proprietari del campeggio avrebbero ignorato le situazioni pregresse dell’uomo anche perché è la stessa legge che non imporrebbe alcun tipo di approfondimento, specie in fatto di contratti stagionali come quello stipulato con il pedofilo solo qualche giorno prima.

La denuncia e l’allontanamento dai bambini

L’animatore orco lo scorso 7 ottobre è stato condannato a una pena detentiva di 6 anni dopo la denuncia presentata dalla famiglia di una bambina di Ancona. Il gravoso fatto risale all’ottobre del 2019. La bambina confida ai genitori quelle particolari attenzioni da parte di un giovane supplente di scuola, all’epoca la bambina frequentava la prima elementare.

Scatta l’indagine della Squadra Mobile nel corso della quale al 33enne viene sequestrata un’agenda. A questa verranno poi aggiunti quadernoni e diari in cui emergono agghiaccianti racconti dei momenti trascorsi con i bambini citando anche quelli incontrati durante la giornata.

Negli scritti, secondo gli investigatori, non sembrano però emergere fatti a lui imputabili ma piuttosto una personalità infantili dell’uomo avvalorata dall’assenza totale di relazioni con gente della sua stessa età. Un secondo fatto importante è il divieto immediato di avvicinamento ai bambini. Insomma, con i bambini quell’uomo non doveva starci. Eppure, qualcosa non è andato come doveva.

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