Omicidio Alice Scagni, archiviato fascicolo per il medico e i due poliziotti indagati. La reazione della famiglia

Una svolta inaspettata nell’omicidio di Alice Scagni. La procura di Genova ha chiesto l’archiviazione del fascicolo bis sul medico e i due poliziotti indagati. I familiari della vittima: “Noi messi sotto accusa”

Una comunicazione che non avrebbero voluto mai ricevere quella giunta dalla Procura di Genova ai familiari di Alice Scagni. La madre e il padre della donna uccisa dal fratello Alberto Scagni sono rimasti senza parole dopo la notizia della richiesta dell’archiviazione inviata dai pm per il medico dell’Asl3 e i due poliziotti della Questura tutti indagati per l’omicidio.

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Alice Scagni, colpo di scena sulla sua morte. Procura chiede archiviazione del fascicolo bis (ansa) free.it

I tre indagati sono accusati di omissione d’atti d’ufficio, omessa denuncia e morte come conseguenza di altro reato. A rendere nota la notizia giunta è la stessa mamma di Alice, Antonella Zarri che in un post sui social ricorda i fatti che hanno preceduto la morte della figlia scrivendo: “Siamo stati messi sotto accusa noi genitori per tutto quanto accaduto”.

Omicidio Alice Scagni, chiesta archiviazione per i tre indagati. La reazione della mamma della vittima

“Forse ne siamo responsabili. Ci è sembrato naturale cercare di proteggere i nostri figli e noi stessi, cercando di chiedere aiuto alle istituzioni, ma ora siamo noi quelli sotto accusa”. Questo è il post pubblicato da Antonella Zarri, mamma di Alice Scagni, dopo aver ricevuto la comunicazione da parte della procura di Genova per l’archiviazione del “fascicolo bis” del delitto della figlia.

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Omicidio Alice Scagni, il fratello accusato per il delitto. Procura chiede archiviazione per i tre indagati  (ansa) free.it

La donna, come riporta stamani La Stampa, nel post accusa la Procura: “Non abbiamo alcuna speranza. Lo avevo previsto perché ci era stato subito spiegato dal nostro avvocato. Ma quel che stiamo facendo noi genitori lo dobbiamo ad Alice che non c’è più ed ad Alberto che si è di fatto ucciso pure lui. Noi non contiamo nulla. Siamo solo cittadini”.

Dal canto suo, la procura si rifà alle chiamate giunte al 112 nel giorno precedente l’omicidio della donna effettuate dalla nonna di Alice e da Alberto Scagni ma che poi nessuna di queste telefonate è sfociata in una denuncia. Così il pm nella richiesta di archiviazione per il procedimento sulle presunte omissioni e mancanza di medico e polizia scrive: “La mancanza di una denuncia ha impedito la conoscenza di tutte quelle circostanze e dei fatti che avrebbero potuto costituire elementi utili a inquadrare la situazione e a valutarne in anticipo la pericolosità”.

Poi il documento continua, come riporta il quotidiano: “La condotta dell’operatore 113 e del suo superiore in servizio alla sala operativa l’1 maggio 2022, deve essere vagliata esclusivamente sulla scorta delle informazioni fornite nel corso della telefonata da Graziano Scagni. Appare chiaro che l’invio della volante in soccorso è strettamente legato non solo al tipo di evento rappresentato ma soprattutto al fatto che vi sia in atto un concreto e attuale pericolo per l’incolumità delle persone. Questo deve essere certamente ravvisato nella presenza sul luogo dell’intervento della persona fonte di pericolo”.

Cosa dice il documento della procura sul caso di archiviazione

Nel documento della procura è scritto che Alberto Scagni, (fratello di Alice e autore del delitto), al momento delle telefonate non era sotto casa dei genitori o della sorella. La dottoressa ha spiegato che il TSO, ovvero “l’accertamento sanitario obbligatorio è deciso dal medico psichiatra in via eccezionale qualora ci sia il sospetto di alterazioni psichiche gravi e quando sono stati vanamente esperiti tutti i tentativi di contattare la persona per acquisire il suo consenso alla visita”.

Poi continua dicendo: “Il medico ha spiegato in aula durante il processo per l’omicidio che dopo il colloquio con i familiari, avvenuto il 22 aprile, nonché le informazioni giunte via telefono il 28 aprile non aveva elementi per poter effettuare una diagnosi in quanto erano riportati dai familiari soprattutto comportamenti antisociali, e non aveva invece ravvisato sintomi psichiatrici tali che consentissero e suggerissero un intervento d’urgenza. Aveva invece deciso già durante la riunione del 28 aprile, subito prima della telefonata di Graziano Scagni, insieme ai medici dell’equipe psichiatrica, di coordinarsi col medico di base, con il neurologo e col Sert ma poi, dopo la telefonata aveva deciso di convocare formalmente Alberto Scagni il 2 maggio”.

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