Cozze crude, i crostacei sono di nuovo oggetto di indagini dopo il primo caso di colera emerso nella Penisola a distanza di 29 anni.
Cozze crude, si torna a parlare di frutti di mare. Il 71enne affetto da colera ha fatto discutere dopo una vacanza in Sardegna. Da quanto si apprende, potrebbe aver mangiato frutti di mare crudi: il rischio è alto, ma l’equipe medica ha fatto partire un’inchiesta. “Valuteremo – si legge – se ha avuto contatti con altre personalità da posti in cui il colera è una realtà dominante”.
In Italia non c’era un caso di colera da quasi tre decadi, ora bisogna ragionare anche sull’attendibilità dei crostacei. Ogni anno decine di migliaia sono i sequestri di pesce in tal senso. Ogni pesca deve poi seguire una selezione e controlli fitti per permettere poi la commercializzazione, senza contare che le cozze devono avere le specifiche ben in evidenza.
Specialmente quelle all’ingrosso che finiscono sul bancone dei supermercati. Avvisi a chiare lettere anche per quanto riguarda gli esercenti: la ristorazione fa i conti con il pescato. Se alcuni si adoperano direttamente per reperire la materia prima, altri si affidano direttamente ad altri: il ruolo delle pescherie, in tal senso, è importantissimo. Non resta che basarsi sull’ultimo atto del processo produttivo: la compravendita regolare, ovvero con l’esposizione delle qualità dell’oggetto.
Non solo la struttura, ma la provenienza marina e l’atmosfera a cui sono state sottoposte. Particolari che possono cambiare tutto. Persino i criteri sulla commestibilità. Stessa cosa si può dire per i funghi: non sono crostacei, ma l’iter è lo stesso: una selezione ferrea che tiene conto delle zone di raccolta.
Alcuni punti della Penisola sono vivamente sconsigliati. Il rischio, appunto, è quello di compromettere la salute. Una spesa consapevole toglie ogni dubbio e soprattutto allontana il pericolo. Il gusto dev’essere sempre accompagnato da qualità e certezze.
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