Italia sempre più giù: i conti in rosso fanno preoccupare il FMI che punta tutto sul PNRR. Come risanare il debito di Stato.
L’Italia s’è desta, forse. A giudicare dalle previsioni del Fondo Monetario Internazionale bisogna essere ottimisti ma non troppo: le prospettive sono di crescita, il punto però è il ritmo degli sviluppi. Si cresce ma quanto? Le recenti stime attestano che l’Italia dovrebbe aumentare – in termini di Prodotto Interno Lordo – dell’1,1%.
Sia nel 2023 che nel 2024 la prospettiva è ottima, considerando anche i tagli energetici e le proiezioni rispetto ai rincari sul gas e l’inflazione. L’Italia c’è, ma manca tutto il resto: nonostante l’incoraggiamento internazionale, lo Stivale rischia ugualmente la beffa. Taglio del cuneo fiscale e sanatoria potrebbero dare il colpo di grazia.
Il punto è che durano, secondo i calcoli, solo sei mesi. Successivamente il problema del debito si riproporrà: se abbatti i costi per agevolare i meno abbienti, questi soldi – in qualche maniera – debbono essere ripresi. C’è il PNRR, dicono dall’Economia e Finanza. Ma, la prospettiva di Giorgetti, non è un bancomat: nel senso che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza va gestito in base alle riforme strutturali e in essere.
In altre parole: per avere i soldi bisogna garantire opere pubbliche e progetti atti alla rinascita. Oltretutto c’è l’emergenza Emilia-Romagna da gestire: un imprevisto che mette in discussione i precari equilibri raggiunti finora. Ecco perché le opposizioni chiedono un colloquio con il Governo. Occorre capire come reinvestire i soldi del PNRR e non solo.
Dall’Europa chiedono di usarli per risanare il debito attraverso “piani appositi di riqualificazione”. Nella realtà non è così semplice: ci sono più falle da fronteggiare nel sistema e le stime legate al PIL, con la relativa crescita, non è detto che le reggano tutte. Lo stralcio delle tasse fino a mille euro è una bella novità, ma dura? A quale prezzo? I soldi che vengono tolti, in qualche maniera vanno ridati.
In questi termini, secondo l’FMI non si tratta di taglio ma di “prestito”. Visto che le agevolazioni momentanee potrebbero tornare come una scure sulle spalle degli italiani: togliere ora con il rischio di pagare il doppio successivamente non è un’opzione, ma rischia di essere una possibilità concreta.
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