Meloni, il punto sulla riforma fiscale non è completamente chiuso. Anzi, c’è ancora molto da fare: come arrivare al taglio delle tasse.
Giorgia Meloni alle strette sulla riforma fiscale. Il punto è riuscire a passare da 4 a 3 aliquote Irpef per i meno abbienti e cercare di calmierare gli importi a disposizione. Tutto possibile a parole, ma nei fatti la storia è leggermente diversa. Ovvero che c’è la spada di Damocle del Fondo monetario che ha chiesto un’altra tendenza.
La correzione di 15 miliardi che dovrebbe servire per mettere a posto i conti toglie anche la possibilità di intervenire sulle pensioni e sulle tasse. Resta il cuneo fiscale, tagliarlo dovrebbe agevolare anche un certo tipo di tassazione senza alterare le stime sul PIL. Tutto si gioca sui fattori di crescita: le analisi relative al Def parlano di un’ascesa che può portare – sul lungo termine – anche a 1,5 punti.
Meloni, riforma fiscale bloccata: i punti per ripartire
Dall’Europa, però, sottolineano che i tassi stimati per l’Italia si aggirano intorno allo 0,5%. Al massimo 0,7. Questo scombina i piani della maggioranza che cercava una mano tesa dall’UE, la quale però non ha potuto ignorare le situazioni vigenti. Allora è stato stipulato una sorta di patto fiscale.
Qualche mese per vedere lo sviluppo della situazione e poi tornare sui punti in sospeso come Opzione Donna e Quota 41 con conseguente riforma Irpef. La maggioranza deve incassare il colpo e giocare con i tempi: gestire il calendario sperando di non doversi trovare la mazzata tutta insieme, una volta risolti i sospesi esteri – con ripercussioni interne – si potrà pensare a un provvedimento condiviso che inglobi anche la Flat Tax.
Altro punto rimasto nel congelatore, ma idealmente sull’agenda Meloni. Non lasciare niente al caso, ma far parlare il lavoro. L’unica strada possibile per far quadrare i conti in sospeso che, a quanto sembra, non sono pochi.