PNRR, il piano c’è e deve esserci anche l’Italia. Meloni, da Verona, torna a parlare di ripresa e resilienza: la strategia del Premier.
Meloni attutisce i colpi, ma la pressione arriva da tutte le parti. Il “fuoco amico”, poi, non spara come dovrebbe e la tensione sale. Il Governo è alle prese con il periodo più difficile dal suo insediamento. Tra “sgrammaticature” istituzionali (la gaffe di La Russa su Via Rasella) e proposte che evocano tempi e termini passati (forestierismi, per dirla alla Rampelli), la maggioranza si trova ad affrontare un problema ben più grave.
La gestione del PNRR: i fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Una condizione necessaria per rialzare il Paese dopo la pandemia: il supporto dell’Europa c’è, i soldi finora sono sempre arrivati ma servono progetti e riforme in tal senso. Non bastano le promesse. L’Italia finora ha portato a termine 10 obiettivi su 62 proposti, Meloni prende tempo dicendo che non dipende da lei: “Abbiamo preso in carico qualcosa che deriva dal precedente Governo”, dichiara, ma passare la palla agli ex avversari non sempre è efficace.
Soprattutto quando c’è da capire se, di questi 200 miliardi a disposizione – tesoretto che lo Stivale dovrebbe prendere un po’ per volta –, occorre rinunciare a qualcosa per inadempienze. La Lega fa sapere che c’è, ma “Se l’alternativa è spendere male quanto assegnato è meglio rinunciare e posticipare gli impegni”, dice il capogruppo leghista alla Camera Riccardo Molinari.
Meloni aggiusta immediatamente il tiro con una nota: “Basta preoccupazioni, useremo tutti i soldi a disposizione”. Nessuna rinuncia, dunque, quello che manca – in termini di progetti – verrà colmato con altre iniziative programmate. Questo il piano di Governo da mostrare a Bruxelles, facendo leva sulle contingenze belliche post pandemia e la necessità di adeguare le risorse disponibili tra priorità ed equilibri collettivi.
Una sorta di proroga che dovrebbe cambiare la tabella di marcia senza snaturare le cose, ma arrivarci è più complicato del previsto. In particolare quando iniziano a circolare voci di una “supervisione istituzionale” dai piani alti: presunto incontro, infatti, tra Sergio Mattarella (Presidente della Repubblica) e l’ex Premier Mario Draghi per fare il punto sui ritardi del PNRR.
Come dire che c’è preoccupazione per le sorti del Paese e bisogna mettere in campo l’artiglieria pesante: l’occhio vigile dell’ex capo della BCE. Whatever it takes, tutto il possibile, diceva Draghi. L’Italia lo sta facendo ma non è detto che basti. Dal Quirinale, intanto, arriva la secca smentita dell’avvicendamento: “Sull’incontro – si legge – ricostruzione fantasiosa”. La realtà è ben diversa e non sempre c’è spazio per immaginare, è possibile programmare e l’Italia lo sta facendo. Malgrado tutto.
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