Pierfrancesco Favino è al cinema con il nuovo film “L’ultima notte d’amore”. L’attore, però, è anche portavoce di diritti.
Pierfrancesco Favino è al cinema con il thriller poliziottesco “L’ultima notte d’amore” diretto da Andrea Di Stefano. L’attore sbanca al botteghino con un lavoro girato completamente in pellicola. Uno di quei film all’antica ma con tratti di avanguardia. Non ci si poteva aspettare altro dall’autore di “Escobar”.
Favino, tuttavia, non è solo un capostipite nella recitazione in Italia, è anche capace di affrontare discorsi impegnati e rilevanti. Il celebre interprete, infatti, dall’inizio della pandemia, si è speso per tutelare le maestranze italiane che ruotano attorno al cinema. Persone ancora senza contratto e spesso senza diritti sindacali concreti, per questo nasce “Unita”.
Associazione Sindacale che vuole stimolare la classe politica a prendere in considerazione determinate argomentazioni. Allora Favino gira in promozione ovunque, sia in tv che fuori, per parlare di questo: “Sosteniamo il cinema italiano – dice – ma anche chi lo fa”. Il riferimento, naturalmente, non è solo agli attori ma anche a tutte quelle figure di contorno che non sono affatto secondarie: “Serve tutela per tutti loro”, dice sui social e tra il pubblico delle sale dove presenzia.
Una costante che sembrerebbe favorire l’attenzione su determinati temi che prima erano inevitabilmente trascurati. Non è che ora le cose siano cambiate moltissimo, ma se si inizia a parlare di limiti e diritti contrattuali riconosciuti il merito è (anche) suo. Non si è mai sottratto quando si è trattato di schierarsi: la levatura che gli viene riconosciuta dipende proprio da questo.
Non lascia indietro nessuno e si ricorda da dove viene. L’auspicio è che l’operato di Favino non vada perduto e lo facciano anche tanti altri colleghi ugualmente importanti. La voce degli attori e degli addetti ai lavori – tutti – è importante. Salvare la Settima Arte passa (anche) da questo.
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