Matteo Messina Denaro, arrestato Andrea Bonafede | Perché è accusato di associazione mafiosa

Gli inquirenti alla fine hanno proceduto con l’arresto del prestanome dell’ex latitante Matteo Messina Denaro, Andrea Bonafede. Su di lui pende un’accusa di associazione mafiosa. Durante il primo interrogatorio avrebbe mentito.

Andrea Bonafede è stato arrestato dai carabinieri del Comando di Trapani e dai militari del ROS. L’uomo avrebbe fatto da prestanome al capomafia, per il quale ha anche acquistato un’abitazione.

Arrestato il prestanome del boss, Andrea Bonafede
Arrestato il prestanome del boss, Andrea Bonafede – Free.it AnsaFoto

Stando al suo racconto la collaborazione col boss risalirebbe a circa un anno fa, a seguito di un incontro avvenuto per caso a Campobello di Mazara. Agli inquirenti Bonafede ha riferito che il Messina Denaro gli aveva chiesto di comprare una casa per lui. Per suggellare l’operazione avrebbe ricevuto 15 mila euro in banconote da 50 euro. Ma non è tutto. La Procura gli contesta molto di più, ovvero di aver favorito la latitanza dell’ultimo padrino.

Arrestato Andrea Bonafede: la dinamica e l’accusa

Il geometra complice della latitanza del superboss è stato tradotto in carcere dai militari dell’Arma. Al momento dell’arresto l’uomo si trovava a casa della sorella, che abita in una frazione di Campobello, a Tre Fontane. Dovrà rispondere di associazione mafiosa. Il complice dell’ex primula rossa di Cosa Nostra è nipote di Leonardo Bonafede, già conosciuto alle forze dell’ordine per essere stato uno storico capomafia. Grazie al pedinamento del geometra che ha prestato la propria identità a Messina Denaro, si è potuto scovare l’ultimo vero depositario dei segreti delle stragi di Capaci e via D’Amelio.

Arrestato il prestanome del boss, Andrea Bonafede
Arrestato il prestanome del boss, Andrea Bonafede – Free.it AnsaFoto

Il ruolo avuto da Bonafede durante la latitanza di Messina Denaro

Stando a quanto esposto dal Gip, Bonafede è un affiliato “riservato” per volontà di Matteo Messina Denaro. Sarebbe infatti lui l’artefice dei documenti riconducibili al boss: carta d’identità e tessera sanitaria utile per le sedute di chemioterapia. In più il 59enne avrebbe fornito anche un bancomat e finalizzato l’acquisto della casa dove il criminale di Castelvetrano ha trascorso il suo ultimo periodo. E ancora, ci sarebbe sempre lui dietro l’acquisto dell’automobile Giulietta, che ha dato la possibilità a Matteo Messina Denaro di muoversi sul territorio. L’auto è risultata intestata proprio alla madre di Andrea Bonafede. L’87enne era formalmente proprietaria anche della 500 data in permuta per l’acquisto dell’Alfa Romeo. Al momento è in corso una perquisizione presso l’abitazione del cugino di Bonafede, Emanuele. Si cercano ulteriori elementi preziosi alle indagini per ricostruire contatti e rapporti dell’ex superlatitante adesso detenuto in un carcere a L’Aquila.

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