Matteo Messina Denaro ha vissuto per diverso tempo con il documento contraffatto e il suo nome di Andrea Bonafede: spuntano le parole dell’uomo.
La vicenda dell’arresto di Matteo Messina Denaro è ancora avvolta da un mistero sui covi da scoprire e le situazioni relative alla sua latitanza che andava ormai avanti dagli anni Novanta. A distanza di tempo emergono nuovi dettagli sul vero Andrea Bonafede, l’uomo dal quale il boss ha preso i documenti.
Nessuna somiglianza fra i due, ma a distanza di poche ore dall’arresto del boss latitante dal 1993, arrivano le novità sulla vicenda di un uomo indicato dagli amici come il “Capellone“, soprannome per via dei capelli persi da diversi anni a questa parte.
Bonafede è in realtà un uomo di 60 anni che compirà il compleanno il prossimo mese di ottobre e che non avrebbe nulla in comune con il boss di Castelvetrano. Gli inquirenti stanno intanto ricostruendo la rete di fiancheggiatori che hanno permesso a Messina Denaro di restare libero per un trentennio.
Sarebbe bastato per “U Siccu“, così soprannominato Messina Denaro, cambiare la foto per rendersi latitanti diversi anni. Fare la spesa a Campobello di Mazzara e sottoporsi ai cicli di chemioterapia all’interno della clinica privata di Palermo. Il vero Bonafede non avrebbe mai lavorato come geometra, pur avendone il diploma, lavorando da giovane presso un parco acquatico e successivamente in un ufficio che si occupa di servizi ambientali e gestione dei rifiuti.
Questo furto non sarebbe avvenuto a suo discapito, Bonafede non è quindi vittima, da qui le accuse di associazione mafiosa e favoreggiamento aggravato. A distanza di ore adesso emergono le sue prime dichiarazioni. “Conosco Messina Denaro sin da ragazzo e ho comprato io a mio nome, con 20mila euro che però mi ha dato lui, la casa di vicolo San Vito“, ha dichiarato Bonafede.
Sulla vicenda ha parlato anche il comandante Panierino che ha tracciato un bilancio sull’inchiesta relativa alla carta d’identità di Messina Denaro, almeno quella trovata dopo l’arresto di Messina Denaro. “Conosco da una vita l’addetto al servizio demografico che ha rilasciato il documento. Si chiama Vincenzo Pisciotta ed è una persona per bene. Ora è andato in pensione, non posso credere che si sia prestato a una tale contraffazione. Ci metto la mano sul fuoco“, ha ribadito il comandante dei vigili Panierino.
Proprio dall’archivio comunale, risalente alla richiesta del 2016, sarebbe emerso il documento originale presentato dall’uomo con due fotografie protocollate. Di fatto, quindi, la carta d’identità sarebbe stata rilasciata in maniera regolare, in seguito sarebbe avvenuta la sostituzione della fotografia. Ancora da chiarire chi abbia apposto il timbro comunale sulla foto di Matteo Messina Denaro.
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