Bufera Juventus, l’inchiesta Prisma tiene banco ma fa discutere ancor di più la confessione di De Laurentiis su Agnelli: il retroscena.
Toccato il fondo per i fondi. L’atmosfera alla Continassa è tesa, ma il problema non è solo sotto la Mole. L’inchiesta Prisma ha scoperchiato il vaso di Pandora: plusvalenze, bilanci alterati e stipendi ritoccati. Tutto in nome della sostenibilità con retroscena al limite del consentito, talvolta anche oltre. La Serie A è un castello di carte che l’indagine della Procura di Torino potrebbe far crollare: a rischio la credibilità dei top club.
Non solo la Juve coinvolta nelle grandi manovre per tenere a galla una nave in procinto di affondare. La stabilità della Serie A è compromessa. Così dai tempi post Covid, già nel pre-pandemia non si navigava in acque tranquille. Due anni a dir poco tormentati hanno spazzato via le ultime certezze, non solo nel calcio italiano che però è quello messo peggio tra i sistemi più grandi d’Europa in ambito sportivo. Continuare tutto questo era d’obbligo: il pallone non può sgonfiarsi, come indotto è troppo importante.
L’economia che implica, gli introiti che porta restano la parte centrale. Ecco perché dietro l’inchiesta della Juve – al centro anche per la compatibilità territoriale: i bianconeri hanno chiesto di spostare l’indagine da Torino a Milano con scarsi risultati – c’è molto altro. I fondi in Lega sono un aspetto ancora dibattuto. L’intenzione era quella di far entrare fondi economici all’interno della Lega: un modo per trovare introiti maggiori, incentivi, ma anche tante clausole e impedimenti.
Questo ad Agnelli e De Laurentiis non stava bene: il Presidente del Napoli si è scagliato immediatamente contro l’ipotesi, per questo ha chiesto ausilio ad Andrea Agnelli. Quasi amici. In campo rivali, fuori alleati. Si potrebbe sintetizzare così il contenuto della puntata di Report andato in onda su Raitre che doveva far luce – così ha fatto – sulla situazione bianconera e non solo.
De Laurentiis, incalzato dai cronisti della trasmissione, rivela: “Tutti morti di fame nella Lega, stavano vendendo i prossimi 7-8 anni a un fondo. Agnelli l’ho usato, chiaramente, perché mi serviva che si scagliasse contro questo. Lui era d’accordo perchè con l’ingresso dei fondi non gli sarebbe stato possibile fare la Superlega”. Un do ut des finito male: Agnelli si aspettava la Superlega che, invece, è scoppiata in una bolla di sapone. Niente competizione deluxe, niente introiti, bilancio a picco e dimissioni. Questo lo schema che emerge dalle prime ricostruzioni. Prospettiva più nera che bianca per la Vecchia Signora che a metà gennaio cambia pelle – al via il nuovo CDA targato Ferrero e Scanavino – ma è ancora costretta a fare i conti con il passato.
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