25 novembre, attivista Hoda Kamosh a Free.it | “Afghanistan torture e diritti negati alle donne”

Oggi è il 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne. In Italia e nel mondo sono ancora le donne a subire il maggior numero di maltrattamenti. Secondo una delle ultime stime, il 35% delle donne almeno una volta nella vita ha subito violenza, sia sessuale che non sessuale. Circa 22milioni di bambine nel mondo sono sposate contro la loro volontà a uomini più vecchi e il 42% delle donne ha lesioni, traumi sia fisici che psicologici. I diritti sono calpestati e cancellati in molti Paesi e tra questi c’è l’Afghanistan. Al quotidiano online Free.it Hoda Kamosh, attivista femminista che vive a Kabul.

Dall’agosto del 2021 i talebani hanno riconquistato l’Afghanistan e i contingenti internazionale che erano lì da venti anni sono fuggiti in poche ore. La popolazione è rimasta abbandonata, soprattutto le donne. Sono loro ad aver subito il maggior contraccolpo dal ritorno al potere degli “studenti coranici”.  In poche settimane i loro diritti sono stati spazzati via e la loro vita è ritornata a concentrarsi all’interno delle mura domestiche. Ma le donne afgane non ci stanno e hanno sfidato paura e minacce per manifestare la loro volontà di non soccombere.

25 novembre Violenza contro le donne
Violenza contro le donne, Hooda Kamosh a Free.it | “In Afghanistan torture e diritti negati. Alzare la voce oggi è…”

Com’è la situazione in Afghanistan?

“Non possiamo rimanere in silenzio, non solo una persona ma una nazione è sotto tortura. Esclusione, negazione e fame. Oggi è il 25 novembre, giorno per l’eliminazione della violenza contro le donne nel mondo. E ancora una volta dobbiamo alzare la voce di fronte all’ingiustizia. Quello che accade alle donne in Afghanistan è tremendo. Dal 15 agosto 2021 i loro diritti sono stati calpestati e poi cancellati. Non possono lavorare e se lavorano vengono pagate pochissimo. Non possiamo uscire da sole, andare in palestra, prendere i mezzi pubblici. E per qualunque minima cosa subiamo vessazione, minacce, punizioni pubbliche. Non abbiamo più alcuna dignità e, nonostante ciò, le donne a Kabul continuano a lottare. A manifestare in pubblico, dimostrando che unite si può fare muro contro i talebani”.

E fuori da Kabul com’è la situazione?

“Purtroppo, più ci si allontana dalla capitale, più la situazione peggiora. Questo è dovuto al fatto che in questi anni cultura ed emancipazione si sono concentrati nei grandi centri mentre il livello di scolarizzazione e coscienza di sé si diradavano man mano che si arrivava nelle zone rurali. Per questo, quando sono tornati i talebani hanno trovato terreno più fertile, sia negli uomini, sia nelle donne. Che avevano meno strumenti per contrapporsi. E infatti, in alcune province sono tornate le esecuzioni pubbliche, le lapidazioni. Le fustigazioni, le frustate davanti agli altri abitanti del villaggio”.

Dove sono avvenute le ultime atrocità?

 “A Pul Alam, una cittadina che si trova a sud di Kabul. Lì i leader talebani locali hanno deciso di organizzare uno spettacolo pubblico nello stadio cittadino. Lo spettacolo era la punizione di alcune persone per reati di presunto adulterio. E hanno frustrato 3 donne. Anche alcuni uomini, certamente, ma lo show era pensato per avere un pubblico urlante mentre le donne venivano massacrate con 40 frustate.

25 novembre, Hooda Kamosh a Free.it | “I talebani hanno ripristinato la Shaaria per tutto”

I talebani hanno ripristinato la sharia. E pochi giorni fa Haibatullah Akhundzada, il capo supremo, ha deciso che la loro legge islamica va applicata per tutto.  E infatti, queste fustigazioni pubbliche sono avvenute anche in altre città, come a Takhar.

25 novembre
25 novembre, Hooda Kamosh a Free.it | “I talebani hanno ripristinato la Shaaria per tutto”

Cosa chiede in questa giornata ?

“Dopo vent’anni in cui le donne in Afghanistan hanno quasi colmato il gap creatosi con il primo dominio dei talebani, ora siamo all’anno zero. Abbiamo studiato, ci siamo laureate, abbiamo trovato posti di lavoro nella televisione, negli ospedali, nelle scuole, nei tribunali. E ora è tutto spazzato via. Via, cancellato, come se nulla fosse successo. E il mondo se ne è lavato le mani.

Ora che molti afghani, donne comprese, vivono in altri Paesi, possiamo più facilmente far sentire la nostra voce. Denunciare cosa accade in Afghanistan e chiedere l’aiuto internazionale. Non è giusto che le donne subiscano i trattamenti peggiori. In Afghanistan come in altre nazioni. Dobbiamo unirci e fare rete tra noi a livello globale. Perché il futuro è nostro, che lo vogliano o meno certi uomini trogloditi, a qualunque latitudine”.

 

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