Serie A nel caos, il Presidente del CONI Giovanni Malagò scopre il vaso di Pandora: le intercettazioni sbugiardano il sistema calcio.
Giovanni Malagò, il passo più lungo della gamba. Nessuno si aspettava nulla dall’attuale Presidente del CONI che si è sempre mostrato diplomatico e posato nelle dichiarazioni pubbliche: mai una parola fuori posto, sempre attento a non pestare bucce di banana su cui scivolare mediaticamente. Un uomo pronto, navigato e anche abbastanza sobrio. Recentemente è stato anche “ospite” di Fiorello – all’interno della sua rassegna stampa mattutina su Raiplay – per parlare di Milano-Cortina e il sogno tutto italiano delle Olimpiadi.
Ora, però, il dirigente è alle prese con un incubo. All’interno di un’inchiesta, portata avanti dalla Procura di Milano, con richiesta di archiviazione, emerge un’intercettazione al veleno tra lui e l’ex AD di Sky Andrea Zappia. Il contendere sono i diritti televisivi nel mondo del calcio, aspetto ancora oggi molto controverso. Allora, correva l’anno 2020, stava per avvenire il cambio Sky-DAZN. Passaggio che ha fatto – e continua in taluni casi a far – molto discutere.
La conversazione fra i due esponenti, ciascuno nel proprio settore, è molto lineare e inequivocabile: “I Presidenti dei club di Serie A sono delinquenti veri – si legge su Repubblica – e la Lega di Via Rossellini – prosegue Malagò – è un’organizzazione di Diritto Privato. Altrimenti li avrebbero trovati tutti colpevoli di corruzione qualche anno fa”. Poi le stoccate su Preziosi, ex Presidente del Genoa: “Un vero pregiudicato”. E su Lotito: “Il capo dei delinquenti”. Malagò non risparmia nessuno: “I nostri amici, Juventus e Roma, sono colpevoli quanto lui perchè hanno assecondato certe dinamiche rinunciando a lottare”.
Intercettazioni in merito a un ormai datato procedimento penale, quando Malagò venne indagato per Falso. Accuase poi risolte e risalenti a presunti intrecci avvenuti nel 2018 nel corso della sua rielezione. Le conversazioni, come già anticipato da Repubblica e Gazzetta, risalgono al 2020. Rumore, però, lo fanno ancora oggi. Una partita tutt’altro che chiusa con nuove – e inaspettate – consapevolezze da parte di chi governa il sistema sportivo e calcistico in Italia.
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