Meloni a Bruxelles, ex Ministro Mario Mauro a Free.it | “Strategie per alleanze future. Su immigrazione e price cap invece…”

Dopo aver messo mano ai primi provvedimenti in Italia, Giorgia Meloni si è recata a Bruxelles come prima visita all’estero. Per dare un segnale all’Ue e per incontrarne i vertici. Ma soprattutto per placare le ansie dell’Europa che, dalla sua vittoria, ha mostrato di essere molto preoccupata. Sul tavolo molti temi, primo fra tutti l’immigrazione e quello che Meloni chiama “difesa dei confini”. Ma com’è andata davvero l’incontro? A Free.it Mario Mauro, ex ministro della Difesa e già vicepresidente del Parlamento Europeo.

Nonostante i sorrisi e i toni amichevoli, nessuno dei tre vertici dell’Europa ha voluto concludere l’incontro di Giorgia Meloni con una conferenza stampa. Le richieste italiane su migranti, Pnrr e price cap per ora restano al palo e restano distanti anche Roma e Bruxelles, forse più di prima. Ma cosa ha chiesto Giorgia Meloni?

Meloni a Bruxelles
Meloni a Bruxelles, ex Ministro Mario Mauro a Free.it | “Strategie per alleanze future. Su immigrazione price cap invece…”

Primi incontro di Giorgia Meloni in Europa. Secondo lei, con quale spirito è andata la neo premier?

Credo che Giorgia Meloni sia stata chiarissima. Lei si è recata a Bruxelles per rilanciare la strategia dell’interesse nazionale che, nella sua dichiarazione, si deve difendere dentro la dimensione europea. E questa mi sembra una precisazione tutt’altro che casuale. Come sappiamo, c’è una grande apprensione per l’esordio in sede internazionale di un governo che, se da un lato rappresenta il tradizionale assetto di uno schieramento di centrodestra, per la prima volta ha la leadership nelle mani di un partito che affonda le sue radici nella storia della destra estrema italiana”.

Quindi, forse, questo incontro è servito anche per tranquillizzare i vertici europei?

“Io penso che sia stata una cosa molto più sostanziale. E mi spiego con un esempio. Ieri sono comparse sulla scena internazionale due differenti leadership. Da un lato quella di Olaf Scholz che è in leader socialista, appartenente a un partito che non fa mistero di sbandierare la propria postura europeista. Eppure, Scholz è il primo leader europeo a recarsi in Cina dopo la crisi del Covid. Nella strategia tedesca c’è ancora una volta una postura molto finalizzata a una visione che vede una Europa tedesca piuttosto che una Germania europea. Scholz è andato in Cina per trovare gli strumenti per un argine alla politica criminale di Putin in modo da contenere i disagi per la Germania.

Dall’altro lato c’è l’esordio della leadership di Giorgia Meloni che si confronta per la prima volta con le istituzioni europee. E che, paradossalmente, conserva nel tratto di questo primo incontro molto della postura che era stata anche di Mario Draghi. Vale a dire, una strategia più mirata a definire un contesto di alleanze. E in quel contesto trovare la soluzione per i problemi che salvaguardino l’interesse nazionale. Come il tema della protezione dei confini italiani ed europei. Quindi, è un paradosso nel paradosso”.

A Bruxelles Meloni ha portato tre tematiche cruciali: il Price cap, il Pnrr e i flussi migratori. Ma sembra che l’Ue abbia ribadito la sua posizione. Cosa ne pensa?

“Io penso che sbaglia chiunque pensi di arrivare a Bruxelles e risolvere i problemi con posizioni ideologiche o mostrando i muscoli. E’ un processo di aggregazione di 27 Paesi membri, che sono Paesi che necessitano continuamente di rivedere le proprie strategie in chiave unitaria. Non perché improvvisamente diventano più buoni o più solidali. Ma perché di giorno in giorno, sempre più ci si rende conto che affrontare i problemi da soli porta a inevitabili sconfitte. Bisogna giocare in questo spazio, e quindi la Meloni ha fatto bene a mettere sul piatto i temi essenziali. Che necessitano sicuramente di azione a livello nazionale ma ancor più necessitano di una strategia europea.

Meloni a Bruxelles, ex Ministro Mario Mauro a Free.it | “Il governo italiano è alla prova ma…”

Come ha dimostrato il lungo braccio di ferro sul Price cap, non è che alla prima proposta l’Ue dice di sì. Nemmeno se ti chiami Mario Draghi. Il punto è che si rifletta sulla strategia e si tenda a costruire un via mezzo. In questo senso, il governo italiano è alla prova ma se devo essere sincero se c’è un governo che ha possibilità di riuscire su temi così strategici è proprio quello italiano”.

Perché?

“Perché mai come oggi, l’Italia rappresenta quella realtà che può mediare tra le opposte paure di Francia e Germania. E nello stesso tempo farsi capace di aggregare i Paesi dell’alto Mediterraneo o anche più semplicemente molti dei Paesi minori. O in virtù della specifica leadership politica nella famiglia conservatori europei paesi riottosi come Polonia e Ungheria. Quindi, il governo di Giorgia Meloni ha tutte le carte in regola per condurre il negoziato.

Perché è espressione di una coalizione ipoteticamente coesa. Esprime il punto di vista politico del centrodestra liberare europeo che può tenere insieme famiglie oggi un po’ più distanti, come quella dei conservatori e dei popolari. E può spingere ad accordi con esponenti della famiglia liberare. Ho visto un clima molto rilassato tra Meloni e Charles Michelle, uomo chiave di quel mondo. Quindi credo che abbia buone chance, a patto che si muova non con un approccio velleitario, bensì con strategie diplomatiche raffinate”.

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