Fiorello parte male: i giornalisti del TG1 contro di lui | Il motivo è incredibile

Fiorello contro tutti. Il mattatore dello spettacolo italiano dovrebbe partire con un nuovo programma in RAI, ma i giornalisti fanno muro.

Fiorello appassito, potrebbe definirsi così l’ultima parabola storica dello showman in RAI: tutto comincia qualche settimana fa, l’artista viene contattato da Viale Mazzini. Gli viene proposto un programma su Raiuno. La mattina, come ai tempi di Sky, quando faceva ridere e riflettere con la sua Edicola Fiore: il progetto si chiama “Viva Asiago 10”. Non è altro che una costola dell’esperimento – più che riuscito – “Viva RaiPlay” con tanto di contaminazione sul Web e in radio.

Fiorello Rai
Fiorello, bagarre sul nuovo programma (Screenshot Google)

La scelta della mattina piace a Fiorello, ancor più ai vertici RAI che vorrebbero risollevare le sorti di quella fascia oraria. Hanno, però, fatto i conti senza l’oste. Anzi, senza l’Usigrai. Il sindacato dei giornalisti promette guerra al nuovo format poichè ci sarebbero un paio di cose che non tornano: in primis le modalità di comunicazione. Il cambio di palinsesto non può essere repentino, ma si deve concordare.

Fiorello, il nuovo programma è un caso: Usigrai sul piede di guerra

Questo ha fatto andare su tutte le furie i cronisti di Viale Mazzini che non gradiscono veder cancellata una fascia dedicata all’informazione come quella che avevano faticosamente conquistato. La spaccatura con i vertici è conclamata, tanto che l’organizzazione sindacale fa sapere che “saranno messe in campo tutte le forme lecite di protesta”. Pronto anche un esposto da mostrare agli organi competenti. La nuova trasmissione di Fiorello è già un caso: il format dovrebbe partire il 9 novembre sul Web e poi approdare dopo venti giorni in televisione. Il prossimo 29 novembre.

Rai Fiorello
Lo showman tra due fuochi: aspra diatriba in Viale Mazzini (Screenshot Google)

La strada è lunga (neanche tanto) e tortuosa (particolarmente) perchè le battaglie sindacali sono appena cominciate e sembra che ci sia terreno fertile per agire: stallo da parte dei vertici RAI che si trovano spiazzati. Era già successo ai tempi dello scoppio della guerra in Ucraina. Quando la tv di Stato avrebbe appaltato consulenti esterni, a scapito delle forze a disposizione, per raccontare lo sviluppo del conflitto dai luoghi colpiti. Ora la situazione è diversa, ma ugualmente ingarbugliata. Lo showman prende tempo, non è escluso che possa saltare il banco. O addirittura che le variabili in gioco diventino altre, a quel punto la palla passerebbe allo showman e non è detto che la risposta sia affermativa.

Impostazioni privacy