Maurizio Sarri è il tecnico della Lazio che vuole fare le cose in grande, non prima però di aver paragonato il calcio italiano con quello inglese. Qual è il motivo principale.
La Lazio si trova attualmente al quarto posto in Serie A e vuole mantenere la zona Champions League in vista della prossima stagione. La squadra biancoceleste è guidatA nuovamente da Maurizio Sarri, intanto per l’ex tecnico di Napoli, Juventus e Chelsea c’è spazio anche per un paragone che riguarda il calcio giocato e non solo.
Le idee in questo caso sorprendono e non poco, pur essendo lo specchio di un paragone fra la concezione del calcio in Inghilterra e quella in Italia. La comparazione decisa dal tecnico toscano tocca nel profondo una questione importante e da non sottovalutare, con tanto di prese di posizione netta e inequivocabile.
Sarri ha rilasciato una intervista ai microfoni del sito elvetico RTI Sport per spiegare quanto sta accadendo da diverso tempo a questa parte. La differenza fra la confezione del calcio italiano e quello inglese abissale. “In Italia si fa più tifo contro gli avversari che per la propria squadra. Questo la dice lunga, non ho visto un comportamento simile in Inghilterra“, ha ribadito Maurizio Sarri in diretta video.
Non manca inevitabilmente un altro problema più generale che riguarda i tanti impegni previsti in una sola stagione calcistica. I tempi cambiano e adesso si inizia ad aumentare il carico di lavoro, così come le partite e le competizioni da affrontare. “Il calcio deve essere salvato da se stesso, si sta andando su una strada nella quale è impossibile mostrare la bellezza. Dover giocare 60 o 70 partite all’anno porta i giocatori ad allenarsi di meno e a produrre uno spettacolo meno bello. Siamo in una fase in cui lo sport è diventato un business, in cui conta di più l’apparenza ed è una cosa ridicola“, ha ribadito l’allenatore della Lazio.
La scelta di un abbigliamento sportivo è il cavallo di battaglia del mister, anche in questo caso non sono mancate le critiche nei suoi riguardi. Sarri è chiaro e spiega senza tanti giri di parole cosa pensa a riguardo. “Faccio un lavoro da campo, non vedo che ci sia di strano ad andare in campo in tuta, è la cosa più naturale del mondo. Quando lavoravo nella finanza andavo in giacca e cravatta“, ha concluso il tecnico ex Empoli.
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