Roberto Spada libero | La scarcerazione come nella fiction Suburra: rabbia e polemiche

Roberto Spada, che aggredì il giornalista Daniele Piervincenzi, torna libero. Quella testata fa male due volte: rabbia e polemiche a Ostia.

Mancano soltanto i titoli di coda, poi c’è tutto. Roberto Spada torna libero e Ostia riprende a domandarsi se sia tutto vero oppure è ancora il set di una fiction. La scarcerazione del boss Sinti, detenuto dal 2017 nel carcere di Tolmezzo, accusato tra le altre cose di aggressione nei confronti di Daniele Piervincenzi per la ormai nota testata a favore di telecamera che costò il setto nasale al cronista, diventa l’occasione per tornare a mostrare la teatralità a vantaggio di determinate dinamiche.

Roberto Spada scarcerazione
Roberto Spada nuovamente libero (ANSA)

Riaffermazione del potere. Tutto spiegato bene nella celebre fiction Suburra, ma stavolta nessuno recita o finge. Gli umori della piazza trasudano verità, con Ostia che torna nello sgomento. “Dimesso per espiazione della pena”, questa la motivazione ufficiale che getta, tuttavia, una profonda amarezza per le strade che un tempo erano le sue. Ora torneranno ad esserlo, ma le ripercussioni potrebbero causare un’escalation di misfatti.

Roberto Spada libero: festa e polemiche a Ostia tra realtà e fiction

Nei confronti dell’uomo sono ancora in piedi dei procedimenti giudiziari, su cui dovrà esprimersi la Cassazione. Un primo, importante, verdetto però c’è: Spada, secondo la Giustizia, avrebbe pagato il suo debito. Scontato fino all’ultimo giorno di pena. Comincia una nuova fase, ma quei fuochi d’artificio su Ostia – molto cinematografici e d’impatto – sono il segno che forse le vecchie abitudini restano dure da debellare. Gli Spada, come da riconoscimento degli organi giudiziari, sono da considerarsi a tutti gli effetti esponenti della criminalità organizzata: venne usato proprio il termine “mafia”. Sembra passata una vita, ma è solo qualche anno fa.

Roberto Spada fuori dal carcere
Il boss torna a Ostia dopo la detenzione (ANSA)

Lo scorrere del tempo, tuttavia, non cancella i ricordi. Anche per questo la festa in Piazza Gasparri, tra balli e canti con gli amici di sempre dell’uomo, mal si associa con il disappunto della comunità che grida: “Ha diritto di lavorare, ma noi non lo vogliamo”. Si teme una recrudescenza criminale: questo emerge dalle voci dei cittadini che, se prima guardavano con circospetto, ora vanno avanti con paura e rassegnazione.

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