Wanna Marchi, Netflix le dedica una serie | Farà infuriare ma anche…

L’imbonitrice televisiva Wanna Marchi è ora la protagonista di una miniserie su Netflix che racconta la sua vita, ma soprattutto la sua parabola lavorativa. Un minifilm che farà infuriare molti, anche per la schiettezza delle dichiarazioni, di cui, lei non si pente.

In una lunga intervista, Wanna Marchi racconta la sua parabola di vita tra grandi tragedie e successi finiti però molto male. Una donna, Wanna Marchi, che non si è mai arresa e dopo tanti anni continua a ribadire le motivazioni che l’hanno portata poi in carcere con gravissime accuse per aver truffato molte persone vendendo prodotti di dubbia provenienza ed effetto.

Wanna Marchi diventa protagonista di una miniserie

Wanna Marchi, una vita sulle montagne russe

“Dopo il carcere non ho più paura”, racconta. Non c’è traccia di pentimento quando l’intervistatore la ricorda i sui trascorsi giudiziari e lei dice: “I coglioni vanno in****ti” senza segno di pentimento. La miniserie in 4 puntate, disponibili su Netflix dal 21 settembre, parte dall’inizio: metà degli anni Settanta, Wanna Marchi è una madre disposta a tutto pur di portare a casa il sostentamento dei figli.

Ho perfino truccato i morti nella camera mortuaria di Bologna“, ricorda, spiegando come sia stata la lauta mancia di una madre in lutto,1 milione delle vecchie lire, a permetterle di dare inizio a quella che sarebbe diventata la sua carriera. La Marchi con quei soldi ha comprato una macchina e messo in piedi un business: vendeva, massaggiava, lavorava come estetista. Poi il caso l’ha portata alle tv, le piccole emittenti private, bazar dove chiunque poteva provare a vendere i suoi prodotti. Ma al contrario di quello che si può pensare fu un fiasco.

Netflix dedica una miniserie alla vita di Wanna Marchi

L’inizio del suo successo

Chiese scusa al pubblico piangendo e da quelle lacrime nacque il suo successo. I centralini cominciarono ad esplodere. Ha venduto come mai prima, la gente ha comprato a scatola chiusa. Fu lì che capì il potere sul pubblico. Le alghe, l’iconico “Scioglipancia” ideato dalla figlia Stefania, i fanghi, le creme. Era un impero da 5 miliardi di lire al mese.

La Marchi cresceva insieme alle sue promesse: dimagrimenti lampo, pillole per mangiare ai quattro palmenti senza mai ingrassare, fanghi miracolosi. Vendeva facendo leva sul senso di colpa e di inadeguatezza dello spettatore. “Le donne con i peli, mamma mia, non le sopporto“, si sente in uno dei tanti filmati di repertorio. “C’è un ciccione disposto a dirmi: “Signora Marchi, si sbaglia, io sono molto felice”, Chiamando “elefanti” e “bauli” le mogli oversize di mariti a suo dire esasperati.

I suoi metodi molto discutibili

Il suo era un metodo sicuramente discutibile: intercettare e lucrare sulle insicurezze della casalinga media. Però funzionava e la fece diventare una star. Maurizio Costanzo Show, Pippo Baudo, i giornali era ovunque, ricca, richiesta. Sempre pronta a rilanciare per prendersi tutto il piatto. Ma quel sistema così di moda, crollò improvvisamente ad inizio anni Novanta.

La serie Netflix, ripercorre anche gli anni del maestro Do Nascimento, del sale e dei numeri da giocarsi al lotto. La disperazione delle famiglie che alla Marchi hanno dato tutto, vittime di un meccanismo psicologico. “Mi chiamavano ogni settimana: ‘Allora lei per 10 milioni fa morire sua figlia?’. E io pagavo, avrei avuto il rimorso se fosse successo. In un anno, dal 1997 al 1998, ho dato loro 200 milioni”, racconta una delle donne truffate.

Wanna Marchi e Stefania Nobile ascoltano parole e sentenze, gli stralci del processo che le ha condannate. “Io sono orgogliosa della mia vita. Chi si pente? Buscetta si pente, io non mi pento“, dice Stefania, senza concedere alibi a chi ha speso tutto per paura d’avere il malocchio. “Io non la vedo una truffa, perché se qualcuno mi chiama e mi dice di mettere del sale nel bicchiere io lo mando affanc***. È un truffatore lui o sei un coglione tu?”. 

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